Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace.
Il disarmo del cuore è un gesto che deve coinvolgere tutti
È in particolare agli uomini e alle donne che si sentono prostrati dalla propria condizione esistenziale, condannati dai propri errori, schiacciati dal giudizio altrui e senza più alcuna prospettiva per la propria vita, che Papa Francesco rivolge il proprio augurio di pace all’inizio di questo messaggio.
Nell’anno giubilare che «ci spinge a ricercare la giustizia liberante di Dio su tutta la terra», dobbiamo metterci in ascolto del grido disperato di aiuto che si leva da più parti della terra (cfr Gen 4,10) e che il Signore non smette mai di ascoltare.
Ciascuno di noi deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune, afflitta da conflitti, disparità, trattamenti disumani riservati alle persone migranti, degrado ambientale, confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, rigetto di ogni tipo di dialogo, cospicui finanziamenti dell’industria militare.
Per rompere le catene dell’ingiustizia, servono cambiamenti culturali e strutturali. I beni della Terra non sono destinati solo ad alcuni privilegiati, ma a tutti, e quando la gratitudine viene meno l’uomo non riconosce più i doni di Dio.
Ma nella sua misericordia infinita, il Signore non abbandona gli uomini che peccano contro di Lui ma offre loro il perdono della salvezza. Per questo, insegnandoci il Padre nostro, Gesù ci invita a chiedere: «Rimetti a noi i nostri debiti» (Mt 6,12).
Quando ci riconosceremo davanti a Lui, tutti figli del Padre e ci confesseremo tutti debitori, e necessari l’uno all’altro, allora si aprirà la via della speranza.
Cristo aggiunge «come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori», chiedendoci che la nostra vita sia piena di quella stessa speranza che giunge dalla misericordia di Dio.
Il Papa suggerisce tre azioni che possano ridare dignità alla vita di intere popolazioni e rimetterle in cammino sulla via della speranza:
– una consistente riduzione, se non proprio il totale condono, del debito internazionale, riconoscendo il debito ecologico;
– un impegno a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale;
– l’utilizzo almeno di una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un fondo mondiale per l’eliminazione definitiva della fame e per lo sviluppo sostenibile.
«Cerchiamo la pace vera, che viene donata da Dio a un cuore disarmato: un cuore che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo; un cuore che scioglie l’egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo».