Carissimi lettori, da questa domenica, per i mesi di luglio e agosto, il Foglietto Avvisi uscirà ogni due settimane e riporterà pertanto le letture di due domeniche e gli avvisi di due settimane.
In questa prima uscita, relativa alle domeniche 30 giugno e 7 luglio, XIII e XIV del Tempo Ordinario, la lettura del Vangelo di Marco che prosegue ci propone un quadro un po’ altalenante in cui la predicazione e l’azione di Gesù:
- mietono successi (vedi il doppio miracolo del primo Vangelo in cui Gesù prima guarisce una donna senza nome dalla malattia e poi ridona la vita ad una giovinetta)
- ma anche insuccessi, o forse successi molto parziali (è il caso del secondo brano in cui l’evangelista commenta che Gesù, di fronte all’incredulità dei concittadini: “lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì”)
Leggendo con attenzione una domanda nasce spontanea: cosa fa la differenza fra i due episodi?
Credo che ciò che li distingue sia proprio la fiducia riposta in Lui (come accade nel primo caso) o l’incredulità con cui è accolto nella sua patria (nel secondo).
E noi siamo a nostra volta invitati a chiederci se e quanto ci fidiamo, abbiamo Fede in Lui …
Nel foglietto allegato trovate anche il commento di papa Francesco ad entrambi i brani del Vangelo e tutti gli orari delle celebrazioni
Buona lettura e buona domenica
30 Giugno – XIII Domenica per Annnum
Dal libro della Sapienza (1,13-15; 2,23-24)
Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato
tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse
non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra.
La giustizia infatti è immortale.
Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura.
Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro
che le appartengono.
Salmo 29 – Rit.: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (8,7.9.13-15)
Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni
zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera
generosa.
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto
povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza.
Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro
abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui
che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».
Dal Vangelo secondo Marco (5,21-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno
molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome
Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia
figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui.
Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di
sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti
i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù,
venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo
a toccare le sue vesti, sarò salvata”. E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo
corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era
uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi ha toccato le mie vesti?”. I suoi discepoli gli
dissero: “Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?””. Egli
guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e
tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la
verità. Ed egli le disse: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo
male”.
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua
figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano,
disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a
nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva
e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta,
ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre
della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano
della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito
la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande
stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle
da mangiare.
Puoi ascoltare il vangelo al link: https://www.lachiesa.it/liturgia/allegati/mp3/BO130.mp3
Papa Francesco – Angelus del 27.6.2021
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi nel Vangelo (cfr Mc 5,21-43) Gesù si imbatte nelle nostre due situazioni più
drammatiche, la morte e la malattia. Da esse libera due persone: una bambina, che muore
proprio mentre il padre è andato a chiedere aiuto a Gesù; e una donna, che da molti anni ha
perdite di sangue. Gesù si lascia toccare dal nostro dolore e dalla nostra morte, e opera due
segni di guarigione per dirci che né il dolore né la morte hanno l’ultima parola. Ci dice che la
morte non è la fine. Egli vince questo nemico, dal quale non possiamo liberarci da soli.
Concentriamoci, però, in questo periodo in cui la malattia è ancora al centro delle cronache,
sull’altro segno, la guarigione della donna. Più che la sua salute, a essere compromessi
erano i suoi affetti. Perché? Aveva perdite di sangue e perciò, secondo la mentalità di allora,
era ritenuta impura. Era una donna emarginata, non poteva avere relazioni stabili, non
poteva avere uno sposo, non poteva avere una famiglia e non poteva avere rapporti sociali
normali perché era “impura”, una malattia che la rendeva “impura”. Viveva sola, con il cuore
ferito. La malattia più grande della vita, qual è? Il cancro? La tubercolosi? La pandemia? No. La
malattia più grande della vita è la mancanza di amore, è non riuscire ad amare. Questa
povera donna era malata sì delle perdite di sangue, ma, per conseguenza, di mancanza di
amore, perché non poteva essere socialmente con gli altri. E la guarigione che più conta è
quella degli affetti. Ma come trovarla? Noi possiamo pensare ai nostri affetti: sono ammalati
o sono in buona salute? Sono malati? Gesù è capace di guarirli.
La storia di questa donna senza nome – la chiamiamo così “la donna senza nome” –, nella
quale possiamo vederci tutti, è esemplare. Il testo dice che aveva fatto molte cure,
«spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando» (v. 26).
Anche noi, quante volte ci buttiamo in rimedi sbagliati per saziare la nostra mancanza di
amore? Pensiamo che a renderci felici siano il successo e i soldi, ma l’amore non si compra, è
gratuito. Ci rifugiamo nel virtuale, ma l’amore è concreto. Non ci accettiamo così come siamo
e ci nascondiamo dietro i trucchi dell’esteriorità, ma l’amore non è apparenza. Cerchiamo
soluzioni da maghi, da santoni, per poi trovarci senza soldi e senza pace, come quella donna.
Lei, finalmente, sceglie Gesù e si butta tra la folla per toccare il mantello, il mantello di Gesù.
Quella donna, cioè, cerca il contatto diretto, il contatto fisico con Gesù. Soprattutto in questo
tempo, abbiamo capito quanto siano importanti il contatto, le relazioni. Lo stesso vale con
Gesù: a volte ci accontentiamo di osservare qualche precetto e di ripetere preghiere – tante
volte come i pappagalli –, ma il Signore attende che lo incontriamo, che gli apriamo il cuore,
che, come la donna, tocchiamo il suo mantello per guarire. Perché, entrando in intimità con
Gesù, veniamo guariti nei nostri affetti.
Questo vuole Gesù. Leggiamo infatti che, pur stretto dalla folla, si guarda attorno per cercare
chi lo ha toccato. I discepoli dicevano: “Ma guarda che la folla ti stringe…”. No: “Chi mi ha
toccato?”. È lo sguardo di Gesù: c’è tanta gente, ma Lui va in cerca di un volto e di un cuore
pieno di fede. Gesù non guarda all’insieme, come noi, ma guarda alla persona. Non si arresta
di fronte alle ferite e agli errori del passato, ma va oltre i peccati e i pregiudizi. Tutti noi
abbiamo una storia, e ognuno di noi, nel suo segreto, conosce bene le cose brutte della
propria storia. Ma Gesù le guarda per guarirle. Invece a noi ci piace guardare le cose brutte
degli altri. Quante volte, quando noi parliamo, cadiamo nel chiacchiericcio, che è sparlare
degli altri, “spellare” gli altri. Ma guarda: che orizzonte di vita è questo? Non come Gesù, che
sempre guarda il modo di salvarci, guarda l’oggi, la buona volontà e non la storia brutta che
noi abbiamo. Gesù va oltre i peccati. Gesù va oltre i pregiudizi, Non si ferma alle apparenze,
arriva al cuore Gesù. E guarisce proprio lei, che era scartata da tutti, un’impura. Con
tenerezza la chiama «figlia» (v. 34) – lo stile di Gesù era la vicinanza, la compassione e la
tenerezza: “Figlia…” – e loda la sua fede, restituendole fiducia in sé stessa.
Sorella, fratello, sei qui, lascia che Gesù guardi e guarisca il tuo cuore. Anch’io devo fare
questo: lasciare che Gesù guardi il mio cuore e lo guarisca. E se hai già provato il suo sguardo
tenero su di te, imitalo, e fai come Lui. Guardati attorno: vedrai che tante persone che ti
vivono accanto si sentono ferite e sole, hanno bisogno di sentirsi amate: fai il passo. Gesù ti
chiede uno sguardo che non si fermi all’esteriorità, ma vada al cuore; uno sguardo non
giudicante – finiamo di giudicare gli altri – Gesù ci chiede uno sguardo non giudicante, ma
accogliente. Apriamo il nostro cuore per accogliere gli altri. Perché solo l’amore risana la
vita, solo l’amore risana la vita. La Madonna, Consolatrice degli afflitti, ci aiuti a portare una
carezza ai feriti nel cuore che incontriamo sul nostro cammino. E non giudicare, non giudicare
la realtà personale, sociale, degli altri. Dio ama tutti! Non giudicare, lasciate vivere gli altri e
cercate di avvicinarvi con amore.
Link: http://Angelus, 27 giugno 2021 | Francesco (vatican.va)
7 Luglio – XIV Domenica per Annum
Dal libro del profeta Ezechièle (2,2-5)
In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono
rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli
ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore
Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno
almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».
Salmo 122 – Rit.: I nostri occhi sono rivolti al Signore.
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (12,7-10)
Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un
inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo
per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta
la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di
Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle
persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.
Dal Vangelo secondo Marco (6,1-6)
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano
stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è
stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il
figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non
stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi
parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani
a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Puoi ascoltare il vangelo al link: https://www.lachiesa.it/liturgia/allegati/mp3/BO140.mp3
Papa Francesco – Angelus del 8.7.2018
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
L’odierna pagina evangelica (cfr Mc 6,1-6) presenta Gesù che ritorna a Nazaret e di sabato si
mette a insegnare nella sinagoga. Da quando se ne era andato e si era messo a predicare per
le borgate e i villaggi vicini, non aveva mai rimesso più piede nella sua patria. È tornato.
Pertanto, ci sarà stato tutto il paese ad ascoltare questo figlio del popolo, la cui fama di
maestro sapiente e di potente guaritore dilagava ormai per la Galilea e oltre. Ma quello che
poteva profilarsi come un successo, si tramutò in un clamoroso rifiuto, al punto che Gesù non
poté operare lì nessun prodigio, ma solo poche guarigioni (cfr v. 5). La dinamica di quella
giornata è ricostruita nel dettaglio dall’evangelista Marco: la gente di Nazaret dapprima
ascolta, e rimane stupita; poi si domanda perplessa: «da dove gli vengono queste cose»,
questa sapienza?; e alla fine si scandalizza, riconoscendo in Lui il falegname, il figlio di Maria,
che loro hanno visto crescere (vv. 2-3). Perciò Gesù conclude con l’espressione divenuta
proverbiale: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria» (v. 4).
Ci domandiamo: come mai i compaesani di Gesù passano dalla meraviglia all’incredulità? Essi
fanno un confronto tra l’umile origine di Gesù e le sue capacità attuali: è un falegname, non
ha fatto studi, eppure predica meglio degli scribi e opera miracoli. E invece di aprirsi alla
realtà, si scandalizzano. Secondo gli abitanti di Nazaret, Dio è troppo grande per abbassarsi a
parlare attraverso un uomo così semplice! È lo scandalo dell’incarnazione: l’evento
sconcertante di un Dio fatto carne, che pensa con mente d’uomo, lavora e agisce con mani
d’uomo, ama con cuore d’uomo, un Dio che fatica, mangia e dorme come uno di noi. Il Figlio
di Dio capovolge ogni schema umano: non sono i discepoli che hanno lavato i piedi al
Signore, ma è il Signore che ha lavato i piedi ai discepoli (cfr Gv 13,1-20). Questo è un motivo
di scandalo e di incredulità non solo in quell’epoca, in ogni epoca, anche oggi.
Il capovolgimento operato da Gesù impegna i suoi discepoli di ieri e di oggi a una verifica
personale e comunitaria. Anche ai nostri giorni infatti può accadere di nutrire pregiudizi che
impediscono di cogliere la realtà. Ma il Signore ci invita ad assumere un atteggiamento di
ascolto umile e di attesa docile, perché la grazia di Dio spesso si presenta a noi in modi
sorprendenti, che non corrispondono alle nostre aspettative. Pensiamo insieme a Madre
Teresa di Calcutta, per esempio. Una suorina piccolina – nessuno dava dieci lire per lei – che
andava per le strade per prendere i moribondi affinché avessero una morte degna. Questa
piccola suorina con la preghiera e con il suo operato ha fatto delle meraviglie! La piccolezza di
una donna ha rivoluzionato l’operato della carità nella Chiesa. È un esempio dei nostri giorni.
Dio non si conforma ai pregiudizi. Dobbiamo sforzarci di aprire il cuore e la mente, per
accogliere la realtà divina che ci viene incontro. Si tratta di avere fede: la mancanza di fede è
un ostacolo alla grazia di Dio. Molti battezzati vivono come se Cristo non esistesse: si
ripetono i gesti e i segni della fede, ma ad essi non corrisponde una reale adesione alla
persona di Gesù e al suo Vangelo. Ogni cristiano – tutti noi, ognuno di noi – è chiamato ad
approfondire questa appartenenza fondamentale, cercando di testimoniarla con una
coerente condotta di vita, il cui filo conduttore sempre sarà la carità.
Chiediamo al Signore, per intercessione della Vergine Maria, di sciogliere la durezza dei cuori
e la ristrettezza delle menti, perché siamo aperti alla sua grazia, alla sua verità e alla sua
missione di bontà e misericordia, che è indirizzata a tutti, senza alcuna esclusione.
amore.
Link: http://Angelus, 8 luglio 2018 | Francesco (vatican.va)
Zona Pastorale di Budrio
Orario Messe Festive
Prefestive: Pieve di Budrio ore 17:00, Cento ore 18:00, San Lorenzo ore 19:00
Festive: San Lorenzo ore 8:00, Olmo ore 9:00 (sospesa dal mese di luglio), Prunaro e Pieve ore 9:30, San Lorenzo ore 10:30, Bagnarola e Maddalena ore 11:00 (a mesi alterni), Mezzolara/Dugliolo ore 11:00, Vedrana ore 11:15, San Lorenzo ore 19:00
Per ulteriori informazioni e Orari Messe feriali visita il sito https://www.parrocchiedibudrio.it
Parrocchia San Lorenzo di Budrio
Per informazioni 051 800056 (ore 9-12) oppure info@sanlorenzobudrio.it
Carità
Per le OFFERTE utilizzare i seguenti conti correnti specificando l’intenzione:
• Parrocchia San Lorenzo: IBAN IT42K0200836640000001027986
• Parrocchia San Lorenzo – Caritas: IBAN IT86Z0707236640000000190889
• Parr. S. Lorenzo – Casa di Ospitalità Sant’Agata: IBAN IT97P0538736640000001047364
Calendario parrocchiale
Sabato 29 Santi Pietro e Paolo, apostoli – Solennità
dalle ore … Estate a San Lorenzo, grigliata edition!
Domenica 30 XIII Domenica del Tempo Ordinario – “Fanciulla, io ti dico: alzati!
Mercoledì 3 luglio San Tommaso, apostolo – Festa
Sabato 6 Santa Maria Goretti
Domenica 7 luglio – XIV Domenica del Tempo Ordinario
“Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria”
Con il mese di luglio non ci sarà la Messa delle ore 9 all’Olmo
Martedì 9 Beato Elia Facchini, martire – Diocesi di Bologna
Giovedì 11 San Benedetto, monaco, Patrono d’Europa – Festa
Sabato 13 Santa Clelia Barbieri, vergine – Diocesi di Bologna
Domenica 14 luglio – XV Domenica del Tempo Ordinario
“Prese a mandarli”
Sabato 20 Santa Brigida, religiosa, Patrona d’Europa – Festa
Domenica 21 luglio – XVI Domenica del Tempo Ordinario
“Erano come pecore che non hanno pastore”
Lunedì 22 Santa Maria Maddalena – Festa
Martedì 23 Sant’Apollinare, vescovo e martire, Patr. dell’Emilia Romagna – Festa
Giovedì 25 San Giacomo, apostolo – Festa
Venerdì 26 Santi Gioacchino ed Anna
Domenica 28 luglio – XVII Domenica del Tempo Ordinario
Giornata Internazionale dei nonni e degli anziani
“Distribuì a quelli che erano seduti quanto ne volevano”
Lunedì 29 Santi Marta, Maria e Lazzaro
Martedì 30 San Pier Crisologo, vescovo e dottore della Chiesa – diocesi Bologna
Mercoledì 31 Sant’Ignazio di Loyola, sacerdote