Di seguito pubblichiamo l’articolo redatto da Maria Grazia della parrocchia di San Lorenzo di Budrio, che da anni dedica tantissime energie per sostenere le adozioni a distanza. Vuole condividere con la comunità la storia di uno di questi ragazzi.
Vi ricordate di Joemer, uno dei miei 6 ragazzini filippini adottati a distanza? Nel 2018 facemmo una raccolta di denaro a tempo di record e arrivammo alla ragguardevole cifra di 6700 euro per poter operarlo al cuore. Essendo nato con una malformazione cardiaca e appartenendo ad una famiglia indigente, non ha mai potuto curarsi bene: nelle Filippine la sanità è un lusso per soli ricchi. Il suo fisico non era in grado di sopportare i tre interventi necessari, così l’hanno sottoposto ad uno solo, ma il cardiochirurgo disse che non avrebbe avuto molte probabilità di lunga vita. Joemer mi ha scritto una lettera stupenda che sprizza gioia di vivere e gratitudine da ogni parola: si sentiva bene, aveva splendidi progetti come recuperare l’anno scolastico perduto diventare un ingegnere…
Ha ripetuto all’infinito “thanks” (grazie) a tutti, poiché gli abbiamo regalato una seconda vita. Purtroppo, però, ricevo una brutta telefonata: dopo 5 mesi di paradiso, Joemer si accascia a terra, entra subito in coma, poi la corsa disperata in ospedale con mezzi di fortuna e dopo nove giorni la sua seconda vita termina il 29 giugno. Con il credito avanzato, gli abbiamo pagato la degenza e una degna sepoltura. Chi adotta bambini poveri e malati deve convivere con la spada di Damocle della loro morte precoce; non mi era ancora capitata e, tuttora, non riesco a cancellare un misto di indignazione e rabbia impotente che mi attanaglia.
Joemer, riposa in pace là dove la vita non muore.
Ciao, angelo mio.
Maria Grazia