Foglietto settimanale dal 12 al 19 Febbraio 2023

La fatica di dire no

Uno dei compiti più difficili per un genitore o per un educatore è saper dire no! Spesso ci trinceriamo dietro la paura di perdere l’affetto, di ferire il ragazzo, ma quel “no” mancato è prima di tutto un errore.

Questa incapacità di dire no, di dare regole, è un tradimento al figlio, alla persona che ci viene affidata, perché non la stiamo aiutando a crescere.

Il divieto aiuta a capire che io non sono tutto: ho dei confini, dei limiti, proprio perché sono io. La parola del genitore, immagine della legge, modella l’identità, pone dei confini. A volte questa parola è troppo repressiva, e quindi deformante, ma oggigiorno questa parola non c’è, è totalmente assente, e la vita del figlio non riesce a prendere forma.

Compito di un genitore, un formatore, un educatore, è quello di dosare la forza della sua parola per aiutare la persona a crescere nell’identità.

Questa domenica scopriamo l’atteggiamento paterno di Dio, che educa attraverso la parola, mette i confini, come aveva fatto all’inizio della creazione: Dio crea mettendo dei limiti e delineando dei confini.

La Parola di Dio è proclamata per aiutarci a vivere, non per tenerci repressi e frustrati. Non si può amare e vivere una vita piena se siamo spinti dal senso di colpa, dal dovere o dalla paura: «Non per la paura dell’inferno, né per la speranza del Paradiso, ma per come mi hai amato, io ti amo», diceva Francesco Saverio.

Gesù, ci invita a vivere in maniera piena e autentica le nostre relazioni perché il conflitto è sempre alle porte, facilmente l’altro può diventare una minaccia. C’è una progressione che passo dopo passo può portare a diventare assassini del fratello: prima ci si adira, poi gli si dice stupido, poi che è pazzo e alla fine ci si ammazza.

Per fermare questa spirale occorre muoversi nella direzione opposta a quella verso cui ci spinge la rabbia, cercare la riconciliazione, abbassare i toni anche se non siamo stati noi a sbagliare. Non importa che l’altro accetti o capisca, quello che conta, è lavorare su di noi. La riconciliazione ci aiuta a evitare la prigione del rancore e dell’odio da cui è difficile uscire.

L’adulterio è l’esito di un desiderio su cui non abbiamo vigilato. Commettiamo adulterio ogni volta che tradiamo la fiducia di qualcuno e usiamo gli altri come strumenti per la nostra soddisfazione personale. È nettamente riduttivo ricondurre questa parola di Gesù alla sola sfera sessuale: siamo adulteri quando desideriamo usare l’altra persona per il nostro interesse.

Siamo chiamati a lavorare su noi stessi, sulla nostra responsabilità, non ha senso gettare sempre la colpa sugli altri. È il mio occhio, è la mia mano: cavare l’occhio o tagliare la mano vuol dire assumersi la propria responsabilità, riconoscere ciò che dipende da me!

Una vita piena è una vita autentica, è una vita trasparente, e se abbiamo bisogno di giurare o di mentire, vuol dire che nella relazione non c’è libertà né trasparenza. Se stiamo cercando di difenderci, vuol dire che non siamo liberi.

La parola di Gesù vuole aiutarci a far fiorire e crescere in pienezza la nostra vita e diventare adulti realizzati, capaci di vivere delle relazioni vere.

Chiediamoci allora: Faccio le cose per dovere o per amore? Mi spendo per la riconciliazione o mi lascio trascinare dalla rabbia e dagli eventi?

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