Pensavo di non farcela! Affrontare le paure
Quando attraversiamo periodi di ansia, ci può capitare di sognare di sprofondare, di non farcela, di dover affrontare ostacoli e avversità che appaiono insormontabili. Altre volte ci concentriamo solo sui nostri limiti, ci vediamo incapaci e fragili, rifiutando di cercare dentro di noi le risorse positive che ci aiuterebbero a camminare: davanti a queste paure, è facile chiudersi in se stessi come in fondo ad una grotta, da cui poi è difficile uscire.
Nelle letture di oggi emerge una certezza: Dio desidera accompagnarci ad affrontarle queste situazioni faticose e incerte, ci invita ad uscire dalle caverne in cui ci siamo rifugiati, e camminare anche attraverso le vicende che ci sembrano pericolose e infide.
Altre volte invece, presi dall’entusiasmo ci buttiamo nelle difficoltà senza valutare rischi e pericoli.
Merita molta attenzione oggi, il racconto di Elia che ha vissuto un momento di grande successo, ha affrontato, ridicolizzato, vinto e ucciso i profeti di Baal ma ora la regina Gezabele, che proteggeva e sponsorizzava quei falsi profeti, lo vuole uccidere.
La lotta contro i potenti, contro chi diffonde menzogne e cerca di insinuare un’idea falsa di Dio, è una lotta che accompagna ogni tempo, tanto che appare sempre più difficile trovare profeti disposti a spendersi per Dio. Anche oggi troviamo tanti seguaci di Baal che sponsorizzano i loro idoli: il successo, il denaro, un piacere edonistico e autoreferenziale e ci invitano a sacrificare a loro la nostra vita. Lo stesso Elia è spaventato, stanco, ha l’impressione che questa lotta non finisca mai: il male lo insegue e non gli dà tregua. Fugge, entra in una caverna come noi ma… è Dio stesso che ci viene a cercare e si fa trovare.
Elia cerca Dio dove lo ha sempre trovato: nel vento, nel terremoto, nel fuoco, nelle Sue manifestazioni tradizionali ma Dio non è lì. Dobbiamo cercare Dio nell’inedito, dove non ce lo aspettiamo, come in una voce silenziosa: occorre ascoltare e discernere con attenzione, soprattutto nelle situazioni complesse e impegnative della vita.
Gli stessi discepoli hanno sperimentato la potenza di Dio, il successo, l’approvazione della folla che ha mangiato anche quando sembrava non esserci più speranza, ma ora il Signore vuole che prendano consapevolezza del loro incontro con Dio: devono partire da soli. L’attraversata del lago, la notte che diventa infida, le onde che si alzano, il vento contrario rendono bene l’immagine della paura che prende il cuore dei discepoli, al punto da non ricordarsi dei gesti appena compiuti da Gesù davanti a loro.
Nella paura, anche noi come i discepoli, non riusciamo a riconoscere la sua presenza.
Gesù ci propone di affrontare le nostre paure, con lui. Pietro accetta l’invito di Gesù e riesce a camminare sulle acque fino a quando lo sguardo resta su Gesù, appena lo distoglie riaffiorano le paure, ritornano i limiti e inizia a sprofondare.
Assieme a Pietro possiamo vivere l’esperienza fondamentale per il cammino di ogni discepolo: da soli non si va da nessuna parte, la paura della morte è troppo forte dentro di noi, ma di fronte al nostro grido di aiuto Dio non ci lascia affogare e ci salva!
Troviamo nel Vangelo due importanti invocazioni liturgiche utilizzate dalla prima comunità cristiana. «Signore, salvami!» nei momenti di paura e di pericolo; «Tu sei veramente il Figlio di Dio!» invocazione di stupore per la reale e potente presenza di Dio nella nostra vita.
Il nostro cammino spirituale si compie all’interno di queste due esperienze: un continuo precipitare e gridare, e uno sperimentare continuamente che il Signore ci ascolta e ci aiuta ad uscire dalle nostre situazioni di morte.
Chiediamoci allora: Nella delusione e nella paura, faccio memoria dell’esperienza di Dio? Dove mi aspetto di trovare Dio, dove lo cerco?
Tempo_Ordinario_XIX