Casa dolce casa! Ma qual è la strada per tornare a casa?
Prima o poi la “notte” con i suoi momenti di oscurità, di desolazione, di crisi attraversa la nostra vita. A volte ci sorprende inaspettata, a volte le siamo andati incontro, a volte siamo stati proprio noi ad allontanarci dalla luce.
Interessante è notare che il racconto della Passione di Luca, si distende dalla sera all’alba, dall’ultima cena di Gesù con i discepoli, alle prime luci del sabato (Lc 23,54); forse per dirci che
“nella notte” Dio non solo non ci abbandona, ma è con noi, l’attraversa e cammina con noi.
Questo racconto ci consegna attraverso i personaggi che lo animano interessanti spunti
Il racconto della passione si apre con le parole di Gesù: il corpo è dato per voi; il sangue è versato per voi. È un perdersi per amore. Gesù ci dona tutto se stesso, arrivando a farsi mangiare da noi!
Il perdersi è un’immagine dell’amore: non si arriva mai ad amare se non si sceglie di perdersi, togliere qualcosa di noi per far spazio all’altro.
Gesù si spende per un figlio che deve tornare, qui è Pietro, ma anche chiunque di noi.
Pietro si è perso:
– perché crede di poter contare solo sulle sue forze;
– perché si addormenta: senza la preghiera è facile cedere alla tentazione;
– perché si da troppo spazio alla tristezza nel cuore.
Per ritrovare la strada verso casa, Pietro deve accettare la sua fragilità umana. È quello che viviamo quando situazioni non scelte, entrano di prepotenza nella nostra vita e ci costringono a rileggere e cambiare i piani della nostra vita.
C’è chi si perde in una relazione: perché si tradisce. Giuda conosce e gode della fiducia di Gesù per questo si avvicina e lo bacia. Trasforma il bacio, da simbolo d’intimità, d’amore, a luogo della distanza, del tradimento.
Giuda ha materialmente tradito, ma quanti discepoli di oggi, che apparentemente mostrano fiducia e affetto, nel cuore covano sfiducia e risentimento.
Ci si perde anche quando non si vede: come il Sommo Sacerdote e i membri del Sinedrio. Ci perdiamo quando ci ostiniamo a non vedere, a non voler accettare idee diverse e soprattutto ad ammettere di avere torto, ci perdiamo perché non siamo disposti a cedere il nostro potere.
Ci si perde anche nell’indecisione: Pilato è l’immagine dell’indecisione, di chi vede ma non agisce, per non perdere consensi. Teme il giudizio della folla e così la sua indecisione ricade sul più debole, sull’innocente. E noi?
Tanti si perdono perché vivono la vita come un gioco! Erode è un antisociale, e Gesù diventa strumento per divertirsi. Anche noi ci perdiamo quando trasformiamo gli altri in oggetto per i nostri vizi, manipolando e trattandoli come pedine del nostro gioco. Ci perdiamo anche quando pretendiamo da Dio qualcosa di straordinario, di eccezionale, perché noi ce lo meritiamo…
Il racconto della Passione, però non vuole solo parlarci di Calvario e di morte ma vuole soprattutto farci scoprire la buona notizia: Gesù ci ama, è morto per noi per liberarci dal peccato che ci allontana da Dio.
Barabba è il primo a cui Gesù salva la vita, sebbene non risulti pentito si ritrova gratuitamente salvato. Questo particolare del racconto della passione ci aiuta a comprendere la gratuità del perdono: siamo salvati senza alcun merito. Siamo stati salvati, mentre eravamo ancora peccatori (Rm 5,8).
Apriamoci e lasciamoci riconciliare dal suo amore!
Il dolore innocente: a volte il nostro cammino è attraversato dalla sofferenza, dalla strada del Calvario, come è successo a Simone di Cirene. Sotto il peso della croce, come Simone, facciamo fatica a capire che quella è la strada che ci riporta a casa. Simone capirà solo dopo che quella strada faceva parte del disegno di Dio per salvare l’umanità!
Ritrovarsi in extremis: i due ladroni posti accanto a Gesù. Due modi diversi di reagire davanti a un cammino sbagliato: uno insulta, l’altro chiede perdono. Purtroppo riconoscere di avere dato una direzione sbagliata alla propria vita porta molte persone a chiudersi nella rabbia e nell’odio, anziché aprirsi alla misericordia e al perdono di Dio.
Tornare a casa perché ci lasciamo interrogare: il centurione romano anche se pagano, si lascia interrogare da quello che vede. Riconosce la verità, e la testimonia “Veramente quest’uomo era giusto!” (Lc 23,48) anche a costo di pagarne personalmente le conseguenze.
Ritornare a casa perché non si è più capaci di sperare. Si torna a casa dopo aver fatto tutto quello che si doveva: Giuseppe d’Arimatea chiede il corpo di Gesù, lo avvolge in un lenzuolo, lo pone in un sepolcro. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare, ora possiamo tornare a casa…
Ma qual è veramente la strada per tornare a casa? il sepolcro: sarà quella la casa?
Il racconto della passione di Gesù ci apre a questa domanda: qual è veramente la nostra casa, quella verso cui dobbiamo metterci in cammino?
Buona Settimana Santa.
Chiediamoci allora: In quale figura mi posso collocare in questo racconto della passione? Qual è la mia strada che devo percorrere per tornare a casa?
Palme_2025