Foglietto settimanale dal 13 al 20 Ottobre 2024 – XXVIII Domenica T.O. – Anno B

Solo nella relazione diventiamo qualcuno!

 

Quanti pesi inutili ci portiamo appresso! Il peso dei doveri imposto a noi stessi, e quello delle attese che gli altri hanno su di noi, il peso delle delusioni, delle cose passate, delle ansie per un futuro che non c’è ancora… E intanto la vita passa.

Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio (cf Sal 90). Oggi è il tempo di fare delle scelte, di buttare le zavorre delle apparenti ricchezze e sicurezze, che nel tempo ci siamo costruiti. È tempo di scegliere chi voglio essere, di diventare l’autore della mia vita, senza pseudonimi.

Volutamente il protagonista del Vangelo di Marco non ha nome, ma solo un pronome indefinito: un tale. Un tale che ha vissuto di traguardi, che ha fatto quello che doveva fare, che ha ascoltato le richieste degli altri, che ha portato a termine i compiti che gli erano stati assegnati: tutte cose buone, ma tutto questo non lo ha reso felice.

Per quest’uomo il dovere ha preso il posto di Dio, non ha capito che quello che salva non è il merito ma bensì la relazione.

Davanti a tutta questa esaltazione “del fare” e “del dovere”, Gesù vede tanta fragilità ma anche tanta bellezza. Ma non lasciamoci sfuggire un particolare fondamentale: Gesù lo ama ancor prima che quest’uomo abbia accettato o meno la Sua proposta.

Gesù mi ama perché vede quello che c’è dentro di me, vede la verità che abita in me stesso.

L’amore che Gesù ha per me non è il premio per quello che ho fatto e quello che sarò stato capace di vivere, al massimo è un’espressione dell’amore che mi lega a lui.

Dentro quest’uomo, Gesù vede una persona che desidera essere amata.

Non si tratta allora di mirare ad un nuovo traguardo da conquistare con ansia e frustrazione, e nemmeno di pensare a cosa devo fare io, ma di seguire un Altro di costruire una relazione, di uscire dal ripiegamento sul mio io.

Scelta che non è facile, per questo “quel tale” preferisce non decidere, tornare nell’anonimato: ma una vita anonima, è una vita triste.

Gli stessi discepoli rimangono anche loro sconcertati dalle parole di Gesù, si rendono conto che, sebbene abbiano seguito Gesù, in realtà non hanno mai lasciato le loro ricchezze: possiamo anche aver seguito il Signore, ma non aver tagliato con le nostre zavorre!

Mettersi alla sequela di Gesù è certamente faticoso, ma è l’unica via che ci fa capire che solo Dio può essere pienamente il fondamento della nostra vita.

Solo tagliando le nostre inutili zavorre, solo liberandoci dalle ansie di prestazione possiamo prendere il volo e cominciare fin d’ora a essere felici!

 

Chiediamoci allora: Quali sono i pesi che faccio più fatica a lasciare per poter seguire Gesù? Cosa sento se mi lascio guardare dentro da Gesù?

XXVIII_TempoOrdinario_2024

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