Restami accanto! Il bisogno di qualcuno che ci tenga la mano
Una delle esperienze più dure nella vita è quella di sentirsi soli quando ci si trova a lottare, a volte per la fatica di vivere, la paura di non farcela, altre volte invece per lottare contro l’ingiustizia, le incomprensioni, la cattiveria. La vita è comunque un grande processo, dove siamo sia giudici, testimoni, ma a volte anche imputati.
Questa immagine della vita come un grande processo ci può aiutare a comprendere perché Gesù ci parla di un “altro Paraclito”: il primo infatti è lui stesso. Paraclito letteralmente è colui chiamato a stare accanto, è l’avvocato che si mette al nostro fianco, parla in nostro favore, prende persino il nostro posto nella lotta, affronta l’accusatore per noi. Gesù continua a svolgere questo compito attraverso lo Spirito Santo.
L’esperienza insegna che è proprio nei momenti di maggior difficoltà che comprendiamo chi tenga veramente a noi. Un padre o una madre, se veramente tali, non lasciano mai da solo il figlio nel pericolo, anche da lontani sentono se il figlio è in pericolo, e così fa il vero amico: non ci abbandona quando la sventura ci cade addosso.
E così fa Gesù nel cercare di lasciare ai suoi discepoli una parola di consolazione, che è un altro significato di Paraclito: il consolatore, ti sto accanto! Nei momenti difficili anziché avere uno che ci risolva il problema, desideriamo avere qualcuno che ci stia vicino. Quando sappiamo stare vicino e consolare, come fanno i discepoli attraverso l’imposizione delle mani e l’invocazione dello Spirito (cf At 8,17), diventiamo anche noi strumenti del Paraclito.
Purtroppo quando qualcuno ci parla, già pensiamo alla risposta da dare, mentre sarebbe invece veramente importante, ascoltarlo, rimanergli accanto. In fondo l’amore è saper esserci!
Particolare sono i versetti del Vangelo di questa domenica che iniziano e terminano facendo riferimento all’amore e ai comandamenti, accostamento che per noi può risultare paradossale, ma invece l’amore è reale quando si vede e per vedersi deve sottostare a dei criteri: un amore generico non è amore; l’amore concreto, si vede nei fatti, è un amore che accetta in quanto amore di stare in quel contesto.
Quando si ama qualcuno si desidera rimanere con lui, come Gesù che desidera rimanere con i discepoli di allora e di ogni tempo e attraverso lo Spirito Santo ci unisce nell’Amore.
Chiediamoci allora: sono capace di stare accanto alle persone a cui voglio bene? Ho sperimentato la consolazione che viene dallo Spirito Santo?
VI Pasqua_2023