San Giuseppe protagonista nel nascondimento!
La grandezza di San Giuseppe, e la sua paternità sono espressi concretamente nell’aver fatto della sua vita un servizio, tramite il totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro nell’essere sposo di Maria e padre Gesù. Per questo suo ruolo nella storia della salvezza, San Giuseppe è un padre amato da sempre dal popolo cristiano. Inoltre, come discendente di Davide, e sposo di Maria di Nazaret, San Giuseppe è la cerniera che unisce l’Antico al Nuovo Testamento”.
Tutti possiamo trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in ‘seconda linea’ hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza, infatti la storia della salvezza si compie attraverso le nostre debolezze.
Troppe volte pensiamo che Dio faccia affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi, mentre in realtà la maggior parte dei suoi disegni si realizzano attraverso e nonostante la nostra debolezza. Giuseppe ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca “Lui ha sempre uno sguardo più grande”.
La fede che ci ha insegnato Cristo, è quella che vediamo in San Giuseppe, che non cerca scorciatoie, ma affronta ‘ad occhi aperti’ accettando quello che gli sta capitando, assumendone in prima persona la responsabilità”.
Ecco che l’accoglienza di Giuseppe ci invita “ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono, riservando una predilezione ai deboli”. “Occorre deporre la rabbia e la delusione e fare spazio, senza alcuna rassegnazione mondana ma con fortezza piena di speranza, a ciò che non abbiamo scelto eppure esiste. “La vita di ciascuno di noi può ripartire miracolosamente”.
E non importa se ormai tutto sembra aver preso una piega sbagliata e se alcune cose ormai sono irreversibili. Dio può far germogliare fiori tra le rocce”.
Se certe volte Dio sembra non aiutarci, non significa che ci abbia abbandonati, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare.
“Ogni bisognoso, ogni povero, ogni sofferente, ogni moribondo, ogni forestiero, ogni carcerato, ogni malato sono ‘il Bambino’ che Giuseppe continua a custodire”. Da Giuseppe dobbiamo imparare la medesima cura e responsabilità: amare il Bambino e sua madre; amare i Sacramenti e la carità; amare la Chiesa e i poveri”.
Papa Francesco parlando della paternità di San Giuseppe ci dice “Padri non si nasce, lo si diventa”. E lancia un appello: “Nella società del nostro tempo, spesso i figli sembrano essere orfani di padre”.
IV Dom. Quaresima