Quando gli invitati non sono quelli che ti aspetti…
Organizzare una festa non è mai una cosa semplice: per alcuni è entusiasmante, per altri un dovere da assolvere; alcuni desiderano porsi al centro dell’attenzione, altri eviterebbero volentieri questo impegno, in tutti i modi la festa dice qualcosa di noi.
Uno dei momenti più delicati è comporre la lista degli invitati, occasione per ricordare esperienze positive ma anche per dare voce al dolore e al rancore: l’invitare getta sempre una luce sulla nostra rete di relazione.
Per alcuni è ri-scoprire tante persone significative nella propria vita, per altri invece il vuoto, ma ancora più doloroso è scoprire che l’invitato non verrà alla nostra festa! Non andare a una festa, a cui siamo invitati, segna sicuramente un cambiamento nel rapporto.
Restare soli, vivere l’esperienza del rifiuto è certamente un’immagine della vita.
In queste ultime domeniche Matteo nel suo Vangelo, insiste molto sull’esperienza del rifiuto: due domeniche fa raccontava di un figlio che non voleva andare nella vigna del padre, domenica scorsa ci parlava di contadini che non solo non accolgono i messaggeri ma addirittura uccidono il figlio del padrone della vigna, e oggi focalizza su coloro che, invitati alla festa del figlio non rispondono all’invito.
Matteo ci sta consegnando una realtà che continua ad accadere: Gesù, il figlio di Dio non è accolto! Purtroppo questa esperienza si ripete continuamente nella vita di ognuno di noi: sempre ci saranno coloro ai quali la nostra vita non interessa, che seppur invitati, non accettano di fare festa con noi.
Che fare allora? Rimanere con la casa vuota o girare l’invito ad altre persone?
Nella parabola il Re non accetta di lasciare la casa vuota, il pranzo è ormai preparato e allora proprio coloro che non avrebbero mai pensato di poter entrare nella casa del Re, diventano gli ospiti cercati e chiamati a fare festa. Sono gli esclusi, la pietra scartata: sono le pietre scartate con cui Dio costruisce il suo Regno. Sono coloro bollati da tutti, come indegni, inadeguati, i dimenticati, gli ultimi: ma Dio sa dare sempre un senso alla vita di chiunque.
Emerge un’altra caratteristica di questo Re: le persone scartate che ora riempiono la sala da pranzo, non sono solo semplici sostituti di chi non si è presentato, ma vogliono essere visti dal Re: non sono degli invisibili! Solo così il Re può accorgere dell’invitato senza l’abito adatto.
Sant’Agostino presenta l’abito come un qualcosa d’invisibile, d’interiore, per questo solo il Re se ne accorge, diversamente l’avrebbero notato anche i servi e ne avrebbero impedito l’entrata.
Sant’Agostino commenta che si tratta dell’abito della carità, della sincerità del cuore.
Possiamo essere invitati alla festa della vita di qualcuno e non avere la sincerità del cuore, ma anche invitare qualcuno a far parte della festa della nostra vita e scoprire che le sue intenzioni non sono necessariamente oneste: certamente è occasione di delusione, di sofferenza ma è un necessario momento di verità.
Chiediamoci allora: come rispondo all’invito di Gesù di partecipare alla sua festa, di far parte della sua Chiesa? Accetto o mi faccio sostituire? Come vivo l’esperienza del rifiuto?
Tempo_Ordinario_XXVIII