Foglietto settimanale dal 17 al 24 Settembre 2023 – XXIV Domenica T.O.

Ho fatto quello che dovevo fare, ma la correttezza non è ancora amore!

Fin dall’inizio (Romulus IV-V secolo d.C.) il termine perdono nasce per indicare un dono, un qualcosa che va oltre la giustizia o il rispetto delle regole. Il perdono è tale se è immeritato: avrei dovuto morire e invece mi ritrovo salvato, si tratta veramente di ridonare la vita.

Questo non vale solo per chi riceve il perdono: il perdono ridà vita anche a chi lo offre, perché lo libera dal rancore che uccide.

Le relazioni interpersonali muoiono quando non ci si perdona più, abbiamo continuamente bisogno di comprendere l’altro per dargli una nuova possibilità.

Se manca il perdono si spezza un legame vitale: non siamo più insieme come dovremmo essere.

Pietro, rappresenta la coscienza, “il sentirsi a posto”, vuole quantificare l’amore, vuole un limite alla misericordia, vuole una misura che gli permetta di sentirsi giusto: «basta! Ora ho fatto quello che dovevo fare!». Gesù invece insegna che il perdono non ha misura!

La vita ha continuamente bisogno di perdono reciproco e la forza di perdonare la possiamo ritrovare ricordandoci di quante volte siamo stati perdonati dal Padre nostro.

Al primo servo viene condonato un debito altissimo di diecimila talenti, a fronte del secondo servo che ha contratto un debito nettamente più basso.

Ma il servo perdonato, è incapace di misericordia, non sa offrire al secondo servo una nuova possibilità.

Il perdono è sempre un rischio: non sappiamo mai se l’altro lo accoglierà, se ne farà buon uso, se saprà ricambiare, ma tutto questo non riguarda più colui che offre il perdono.

Il perdono è tale quando è totalmente gratuito, se diventa calcolo non è più perdono!

Inoltre non è solo una questione personale, ma ricade sulla comunità come sono gli altri servi che vedendo la scena non restano indifferenti davanti all’ingiustizia, ma pregano il padrone perché rimetta in moto il processo della misericordia.

Chi non è capace di perdonare distrugge la vita della comunità.

Oggi più che mai vediamo come la mancanza di misericordia, sostituita dal giudizio, dalla critica, dal chiacchiericcio, stia distruggendo il tessuto sociale. Questo purtroppo accade quando cominciamo a dimenticare, quando vediamo solo l’errore dell’altro senza ricordare quante volte noi stessi siamo stati perdonati gratuitamente.

Chiediamoci allora: Sono capace di fare memoria di tutte le volte in cui sono stato perdonato? Accetto di comprendere chi ha sbagliato e dargli tempo per cambiare?

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