Per nutrirmi d’amore, devo evitare i surrogati!
Come si può dare da mangiare la propria carne? Come si può amare qualcuno, nutrendolo con la propria vita?
Forse una mamma?… Il bambino vive nel corpo della madre, si nutre di lei, poi nascendo si separa, ma quella modalità non scompare del tutto… forse questa immagine ci può aiutare ad intuire qualcosa su come Dio nutre l’umanità.
In queste domeniche abbiamo letto il capitolo 6 di Giovanni ma oggi “c’è un salto di qualità” l’immagine del pane lascia il posto alla carne e al sangue che sono gli elementi che costituiscono la persona. Gesù vuole nutrirci con la sua vita, è solo nutrendoci di lui possiamo vivere veramente!
Ma allora fino ad ora di cosa ci siamo nutriti?
Forse ci siamo avvelenati, alimentando la nostra vita con pensieri negativi, con il lamento, la mormorazione, le critiche, il pettegolezzo, cercando relazioni tossiche e illusorie nel tentativo di raggiungere l’amore. Ma non solo, ci siamo spesi nel cercare un cibo sbagliato che potesse nutrire il nostro orgoglio, la nostra superbia, coltivare il mito della nostra immagine… cibi sbagliati che fanno diventare deboli e incapaci di andare avanti, e dosi eccessive di questi falsi cibi portano purtroppo alla totale dipendenza nonché a distruggere la nostra vita.
Per questo Gesù insiste sulla veracità del cibo che vuole darci. Il pane è la sua carne, questo è il senso dell’eucaristia: mangiando il pane ci nutriamo della relazione con Lui. Gesù è pronto a darci la sua vita, ma una relazione per essere vera va coltivata.
Gesù entra nella nostra casa, ma come lo accogliamo? Quale spazio, quale attenzione gli riserviamo?
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”: rimanere è il verbo dell’amore, è il verbo che Gesù riprenderà in seguito nell’immagine della vite e dei tralci. Chi ama non scappa, non nasconde i problemi, non si gira dall’altra parte, chi ama rimane! Solo rimanendo nella relazione con Gesù, possiamo vivere veramente.
Ecco il senso dell’eternità che non è solo un infinito temporale, ma anche spaziale, una vita eterna è una vita profonda, è una vita piena. Nutrirsi di Gesù vuol dire non accontentarsi delle briciole, ma partecipare al banchetto della festa.
Chi vive in pienezza questa relazione, sente già la sua vita come eterna, non ha paura della morte! Siamo fatti per il cielo, non possiamo non nutrirci di Dio. Siamo chiamati a diventare quello che mangiamo, per questo Dio vuole nutrirci di lui perché si compia il sogno originario, quello di farci come lui.
Chiediamoci allora: Con quale cibo sto nutrendo la mia vita? Come mi prendo cura della mia relazione con Gesù?
XX Tempo Ordinario_2024