Non ti capisco più: un segno dell’amore che finisce!
L’esperienza del non capirsi è abbastanza frequente, ci scontriamo, ci allontaniamo, entriamo in conflitto perché non ci sentiamo capiti o perché fraintendiamo le parole dell’altro. Comunicare vuol dire infatti condividere, e allo stesso tempo è dono, ma anche impegno, dovere, onere.
La comunicazione è il risultato di un impegno comune, di una cooperazione tra due o più persone, dove diventa necessario creare un terreno condiviso, affinché la comunicazione possa funzionare.
Ed è quello che hanno fatto gli Apostoli restando tutti insieme nello stesso luogo! Hanno creato le condizioni, hanno abitato lo stesso sogno, lo stesso progetto, non a caso “erano un cuor solo e un’anima sola!”
Non è allora che se la nostra comunicazione a volte non funziona, forse è perché ce ne siamo già andati, ci siamo dispersi, stiamo abitando luoghi diversi?
La forza dello Spirito Santo (che è amore), è presentata come capacità di capirsi: anche se parlano lingue diverse, (oggettivamente sono persone che provengono da culture e contesti diverse e quindi modi di pensare differenti) eppure si capiscono.
Forse se ci impegnassimo ad affrontare le situazioni con maggiore disponibilità e misericordia, certamente ci sarebbero meno incomprensione, anche se essendo un’esperienza di cooperazione, non è detto che basti…
La Pentecoste, festa per Israele legata al dono della Legge di Dio a Mosè sul Sinai, diventa per noi festa dell’amore, festa per il dono di una “legge nuova” che deve abitare il cuore di ogni credente. Lo Spirito si fa presente e sancisce questa unione, attraverso le stesse manifestazioni di vento e fuoco che avevano caratterizzato la teofania di Dio sul Sinai. È lo Spirito che guarisce le ferite della divisione.
L’immagine della Pentecoste rimanda subito per noi credenti, al racconto della torre di Babele, dove si era passati dall’unità alla dispersione: da un’unica lingua parlata da tutti, a seguito della costruzione della Torre ci si scopre estranei l’uno all’altro.
Dispersione che si è generata dalla superbia degli uomini, dalla pretesa di sostituirsi a Dio, dalla convinzione di farcela da soli, ma che inevitabilmente porta alla divisione, all’incomprensione.
La Pentecoste è richiamo all’umiltà, a lasciare che l’amore di Dio abiti nei nostri cuori.
Gesù ci ha promesso la Sua presenza attraverso il dono dello Spirito “Paraclito” che nel gergo forense indica l’avvocato difensore, ma per chi accoglie questo dono, diventa colui che prende il nostro posto nella lotta, combatte per noi, si prende cura, ci incoraggia, ci spinge ad andare avanti nonostante gli ostacoli, è il Consolatore!
Spirito che non solo ci ricorda quanto detto da Gesù ma ci mette in relazione con la sua Persona, e attraverso il “soffio vitale”, ricevuto durante la creazione, ci dona la grazia di vivere in comunione con la Trinità. Lo spirito, pneuma in greco e ruah in ebraico, è un termine attribuito sia all’uomo che a Dio, è un termine che fa comunione, testimonia il legame costitutivo tra Dio e l’umanità, legame che nulla e nessuno potrà mai spezzare.
Chiediamoci allora: Sperimento difficoltà nelle comunicazioni? Come le affronto? Vivo dei momenti in cui riesco ad ascoltare la voce dello Spirito dentro di me?
Pentecoste_2024