Vuoi scendere? In quale stazione ti vuoi fermare?
Ci sono situazione che prima o poi, viviamo tutti e che ritroviamo anche nel racconto della Passione: Gesù non solo le vive ma è sempre con noi, le attraversa insieme a noi. Nulla di quello che ci accade è inutile, tutto può essere trasformato in una stazione di questo cammino di redenzione.
Una prima esperienza è certamente quella di sentirci traditi: da chi ci è stato accanto, da chi abbiamo amato, persino dall’istituzione che ci doveva tutelare. A volte ci sentiamo di essere stati venduti proprio in quella relazione dove abbiamo dato corpo e sangue, dove ci siamo lasciato baciare, abbiamo creduto nell’affetto: il tradimento dilaga, parte da Giuda, ma coinvolge tutti gli amici “lo abbandonarono e fuggirono!” (Mt 26,56)
Pietro ha fatto proclami di fedeltà a Gesù e forse ci ha anche creduto veramente, ma alla prova dei fatti, scompare, fa finta di non conoscerlo.
Si tenta di resistere alle situazioni ma poi ci si stanca, a volte non si riesce più a pregare, tutto ci sembra inutile: Dio ci sembra assente, resta in silenzio, non risponde. Anche i discepoli, si addormentano (cf Mt 26,43), gli occhi si fanno pesanti, il cuore non riesce più a sperare perché sembra ormai finito.
Forse non abbiamo mai pensato che Dio potesse salvarci veramente e ci siamo tenuti le “nostre armi” da utilizzare al momento opportuno, abbiamo tirato fuori la spada come ha fatto Pietro (cf Mt 26,51) ma ormai non serve più neanche quella, siamo rimasti delusi e senza speranza.
Ma la nostra vita è sempre sotto processo: gli altri, indagano su di noi, ci osservano, aspettano un nostro errore, aspettano l’occasione per colpirci. Non si fanno scrupoli a interpellare falsi testimoni (cf Mt 26,60), importante per loro, è avere ragione, è vincere e dimostrare di essere i più forti: condannano, rovinano la vita, distruggono l’esistenza dell’altro pur di nutrire il proprio egoismo.
Si toglie all’altro la dignità: lo si spoglia nel tentativo di mostrare a tutti la sua nudità, la sua fragilità; ci si prende gioco di lui, lo si traveste per prenderlo in giro.
Di fronte a questi avvenimenti Giuda vive l’esperienza del rimorso e riconsegna il denaro, mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani, al contrario, manipolano la folla per farne uno strumento utile ai loro interessi: Barabba va liberato, Gesù condannato! Più forte è il grido, più il potere sarà persuaso.
La sofferenza di Gesù sulla croce è tremenda, gli occhi sono tutti puntati su di Lui, ma allora perché morire sulla croce quando potrebbe salvarsi? Gesù resiste a questa tentazione fondamentale che si ripresenta nella vita di ciascuno di noi (cf Mt 27,42). Anche noi siamo chiamati a testimoniare fino in fondo quello che siamo e ciò in cui crediamo.
Dipende solo da noi decidere cosa vogliamo farne della nostra vita! A volte ci sembra di sentirci abbandonati persino da Dio, ma Gesù ha trasformato quell’esperienza «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» in un totale abbandono al Padre.
È in questo dono d’Amore gratuito, in questo totale abbandono al Padre che il Centurione riconosce il volto di Gesù e ne dà testimonianza (cf Mt 27,54).
Giuseppe d’Arimatea, si prende cura di Gesù, del suo corpo morto, è coraggioso, si compromette, rotola una grande pietra e se ne va (cf Mt 27,60), nella consapevolezza che è tutto finito e non c’è più speranza, mentre le donne restano ancora lì, forse coltivando ancora un piccolo barlume di fiducia.
Noi da che parte stiamo? Scendiamo a questa stazione “tutto è finito non c’è più speranza” oppure vogliamo continuare il viaggio? Dio ha sempre, per ciascuno di noi, un’altra stazione.
Chiediamoci allora: Quali dinamiche della mia vita ritrovo nella passione di Gesù? Quale strada il Signore mi sta facendo percorrere per camminare verso la risurrezione?
Palme_2023