Quanto durano i sogni? Rimanere fedeli alla promessa
Ml 3,1-4 Sal 23 Eb 2,14-18 Lc 2,22-40
Non è facile rimanere fedeli a un sogno, chi ci crede spesso è bollato come ingenuo, sognatore… l’imperativo oggigiorno è essere concreti, razionali, sapersi organizzarsi, scendere a compromessi…
Eppure c’è un sogno che ci precede ed è quello di Dio a cui Simeone e Anna, hanno creduto e sono rimasti fedeli, nonostante gli eventi tragici vissuti dal popolo d’Israele, l’invasione dei Romani, la corruzione della comunità…
«Il sogno primordiale, il sogno creatore di Dio nostro Padre, precede e accompagna la vita di tutti i suoi figli» (Francesco, Christus vivit, n.194).
Simeone e Anna non sono molto diversi da noi, eppure hanno continuato ogni giorno a sperare, e sono stati capaci di riconoscere in quel bambino, il germoglio e la possibilità che quel progetto potesse realizzarsi: hanno creduto che il sogno era possibile.
Oggi Simeone e Anna ci interrogano in merito alla nostra difficoltà nel riconoscere i germogli di speranza che continuamente Dio semina lungo la nostra strada.
Entrambi non cercano il loro bene, ma la giustizia, vogliono solo che l’umanità trovi pace.
Solo così il sogno diventa profezia, la speranza diventa certezza!
Ma… quando qualcuno cerca il bene, il male si scatena sempre contro; ma più emerge il bene più vengono smascherati coloro che vivono per l’inganno.
Anna, vedova dopo sette anni di matrimonio, ci richiama la figura di una comunità che ha perso il suo punto di riferimento e il sostegno economico e in questa situazione maggiore è la difficoltà nel rimanere fedeli, ma soprattutto nel continuare a sognare e a sperare.
In quest’ottica Anna è simbolo di una fedeltà instancabile, di quelle persone o di quelle comunità che pur vivendo situazioni di precarietà, di perdita, di disorientamento, mantengono la loro fedeltà al bene, alla verità, al Vangelo.
Non solo Anna ma anche Maria è chiamata a vivere la fedeltà in un tempo difficile, diventando anch’essa figura di una comunità che continua a credere sebbene non riesca a comprende il senso di quanto sta avvenendo. Il Vangelo chiama ognuno di noi a prendere posizione: non è possibile aderire al Vangelo se non si è disposti ad accogliere e a vivere, le conseguenze delle scelte a cui il Vangelo chiama.
Maria incarna la comunità disposta a essere ferita per il Vangelo!
“e anche a te una spada trafiggerà l’anima…” la spada è innanzitutto la spada che trafiggerà Maria nel vedere il Figlio sulla croce ma è anche la spada che divide la comunità dal suo sposo.
Momento doloroso ma necessario “affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”.
C’è quindi un tempo in cui la comunità deve affrontare l’abbandono e la solitudine, ma proprio quello è il tempo in cui più fortemente, occorre continuare a sognare.
Maria e Giuseppe consegnano il Figlio a Dio, riconoscono che quel Figlio è un dono, e anche noi genitori siamo chiamati a riconoscere che il figlio non ci appartiene.
Maria e Giuseppe nell’offrire Gesù attraverso il gesto della consacrazione a Dio, rimarcano questa appartenenza al Signore. Anche noi nel Battesimo siamo stati consacrati a Dio e in seguito chiamati a vivere la consacrazione battesimale attraverso la nostra specifica chiamata come laici, sposi, sacerdoti, religiosi…
Per la tradizione ebraica obbedire alla Legge significa obbedire a Dio attraverso quel gesto di fiducia e di abbandono espresso in ogni atto di consacrazione a Dio.
Non è un’obbedienza servile, ma bensì donazione e piena fiducia.
Chiediamoci allora: esprimo con la mia vita la fedeltà alla consacrazione a Dio?
Sono capace di saper attendere anche quando le promesse di Dio tardano a realizzarsi?
IV_Tempo_Ordinario