Non risparmiamo sugli auguri! Una dichiarazione d’amore.
Quando vogliamo bene a una persona, desideriamo anche farci conoscere e l’amore ci spinge a rivelarci, ma non toglie il rischio del rifiuto, la possibilità dell’incomprensione, l’eventualità di non essere accolti.
Chi ama tenta sempre di comunicare, di varcare la soglia del silenzio, di abbattere l’indifferenza. Chi ama sa trasformare le parole in gesti concreti, non lascia che le parole restino chiacchiere vuote.
Il Prologo di Giovanni potrebbe essere riletto come una dichiarazione d’amore, ma una dichiarazione che non rimane un’ipotesi, perché si compie realmente tanto da arrivare fino alla passione e alla morte in croce. Forse la chiave del testo è alla fine: Dio nessuno lo ha mai visto, ma il Figlio lo ha rivelato! Gesù rivela l’amore di Dio.
Prendendo spunto da questo Vangelo vogliamo esagerare e farvi non uno ma cinque auguri.
Il Verbo (la parola) è da sempre e per sempre: Dio non smette di parlarci, non smette mai di desiderare di incontrarci, anche quando gli voltiamo le spalle. In principio indica, come all’inizio della Genesi, quello che accade sempre. Non c’è momento della nostra vita che Dio non ci parli in Gesù: anche nei momenti in cui ci sentiamo tristi, delusi, abbandonati.
Nel buio del nostro cuore, risuona sempre la sua parola. Ascolta colui che ti ama!
Ecco il primo augurio per questo nuovo anno.
Questa parola è luce! In tanti momenti della nostra vita ci mancano i criteri, la direzione, non sappiamo dove andare e facciamo molta fatica a capire quanto ci sta accadendo. Quella parola che siamo invitati ad ascoltare si fa luce nelle nostre tenebre. E non è possibile che le tenebre siano più forti di quella luce.
Ecco dunque il secondo augurio: non cedere mai alla tentazione di credere che le tenebre siano più forti della luce di Dio!
L’amore di Dio, che si rivela in Gesù, accetta il rifiuto e l’incomprensione: non solo il mondo non accoglie questa parola, ma persino i suoi, quelli più vicini, cioè noi credenti, noi Chiesa.
Il terzo augurio è allora di prendere consapevolezza se nella nostra vita stiamo lasciando operare la parola di Dio o se la stiamo rifiutando: che logica stiamo seguendo, a quali criteri sono ispirate le nostre azioni?
Il Signore si lascia annunciare da mediazioni umane che sono strumenti della sua luce: Giovanni è il primo che annuncia questa luce, che è Gesù, ma non ha la pretesa di sostituirsi ad essa. A volte invece ci possono essere fiaccole che pretendono di essere la luce.
Eccoci al quarto augurio: essere vigilanti per non confondere la luce con coloro che sono chiamati a testimoniare la luce, il messaggio dal messaggero! Ma è anche un monito a tutti coloro che a volte pretendono di possedere la verità, quelli che non si interrogano più, non si mettono in discussione, anzi, si mettono al posto di Dio!
Le parole dell’amore sono vere solo se diventano fatti: la parola di Dio si fa carne, prende corpo, diventa sacrificio. La parola viene ad abitare in mezzo a noi: Dio non ci parla da lontano.
Allora l’ultimo augurio è che le nostre parole, i desideri, le promesse, si trasformino in gesti concreti, in azioni di misericordia.
Chiediamoci allora: Qual è il mio modo di amare e in cosa vorrei cambiare? Per cosa desidero ringraziare Dio al termine di questo anno?
Buon Anno nel Signore!
Seconda dopo Natale web