Foglietto settimanale dal 2 al 9 Maggio 2021

La fatica di rimanere

In una società liquida come la nostra tutto tende a scivolare e a evaporare!

Rimanere in una relazione non sempre è facile, specie quando ci chiede di prendere una posizione, o ci chiede semplicemente tempo.

Una relazione se è autentica è inevitabilmente esigente, come è la relazione con Dio.

Stare nella relazione con il Signore significa essere continuamente scomodati ad uscire dalle nostre logiche, a guardare le cose da un altro punto di vista.

Nel discorso che Gesù rivolge ai discepoli in questo brano di Giovanni, troviamo un’insistenza un invito a rimanere: le persecuzioni, i dissapori, forse le lotte per il potere, hanno cominciato a minare l’unità dei primi cristiani. Rimanere è diventato una sfida anche per loro, ma al tempo stesso ricordano che non è possibile fare a meno della relazione con il Signore!

L’immagine della vite e dei tralci è in tal senso molto efficace: il tralcio non sussiste senza la vite, così è la nostra vita senza la relazione con Gesù: una vita che si secca e diventa inutile. Ma la vite è anche immagine della comunità, dove ciascun tralcio può stare, vivere e ricevere linfa solo se rimane legato, con gli altri, alla stessa vite che è il Signore. Ogni tralcio, pur nella sua individualità, condivide con tutti gli altri la stessa linfa: la vita spirituale non è mai un fatto che riguarda solo noi, ma è sempre condivisione con altri.

Come ci sono dei tralci dove a volte la linfa non passa, così nella comunità ci possono essere defezioni, tradimenti, egoismi, eppure la Chiesa, la nuova vite, continua a vivere.

Il tralcio che non porta frutto non è un tralcio condannato, non è infatti la vite che non porta più la linfa, ma è il tralcio stesso che non vuole più accogliere quella linfa. Quando la nostra vita è dominata dalla logica della vendetta, della falsità, della menzogna, e della cattiveria, questo male si ripercuote su di noi, blocca il passaggio della linfa, rifiutiamo di accogliere la vita di Dio, e inevitabilmente ci secchiamo.

L’agricoltore taglia quello che è già secco, quello che ha deciso di non partecipare alla stagione della vite.

Gesù parla ai discepoli con onestà sulla fatica della vita, perché le prove non mancheranno mai.

La potatura è sempre un taglio, lascia una ferita.

Le potature della vita sono le prove che non mancheranno mai ma che ci permetteranno di portare frutto, sebbene possano sembrare un dolore inutile. Come il contadino deve aspettare, deve sfidare il tempo, in un certo senso scommette, così anche la nostra vita non fiorisce subito, occorre aspettare. E le prove fanno parte di questo cammino che porta la vita a rifiorire.

Come il tralcio e la vite non portano frutto da soli, ma devono affidarsi al lavoro dell’agricoltore, così anche noi mettiamoci nelle mani sapienti di Dio. Talvolta non capiremo il senso dei tagli e delle incisioni, ma se abbiamo fiducia in Dio possiamo custodire l’attesa di tornare presto a vivere una vita veramente feconda.

Chiediamoci allora: Rimango nella relazione con Gesù anche nei momenti faticosi?Come vivo le “potature” nella mia vita?

V Domenica Pasqua

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