Foglietto settimanale dal 21 al 28 Aprile 2024 – IV Domenica di Pasqua – Anno B

Io resto: la scelta dell’amore!

 

Ci sono modi diversi di stare in una relazione: ci si può spendere fino in fondo, oppure pensare esclusivamente al proprio interesse. Molte relazioni purtroppo si spezzano e finiscono perché non c’è mai stato un “noi”: ogni relazione chiede sempre di perdere qualcosa di mio.

L’amore è sempre una perdita ma che paradossalmente ci realizza, perché ci fa toccare con mano ciò che è proprio di Dio: spendersi con gratuità in una relazione è infatti proprio di Dio.

Nel momento in cui riesco a dare la vita per amore, mi accorgo che sto portando a compimento quello a cui sono chiamato. Se ne accorge una mamma che sacrifica la sua vita per il figlio, chi si spende per assistere una persona gravemente malata, chi perdona per volere andare ancora avanti.

Il buon pastore è l’immagine di chi dona la vita per amore, non per obbligo, ma per scelta: «nessuno me la toglie» (Gv 10,18). Giovanni attraverso il confronto, pastore e mercenario, ci chiama a vivere la relazione non solo per interesse: se non c’è legame di vita le pecore non ci appartengono, sono soltanto l’oggetto del nostro commercio ed ecco che al giungere delle difficoltà, il mercenario fugge, perché non è disposto al sacrificio.

Fa riflettere che Giovanni usi per il mercenario, la stessa espressione attribuita a Giuda: come al mercenario non importa delle pecore, così a Giuda non importa dei poveri.

Nella vita i lupi rappresentano le difficoltà da affrontare, i problemi da risolvere, gli imprevisti da gestire, ed è in quel frangente che si vede chi è pastori e chi mercenario. Il lupo rapisce, disperde e se le nostre relazioni vanno in frantumi, forse vivevamo un amore “mercenario” dove cercavamo il nostro bene e non quello dell’altro. Si può amare solo quello che si conosce e ci si conosce veramente solo provando a volersi bene: pastore e pecore si conoscono proprio perché si amano.

Queste dinamiche fanno parte della vita, perché anche noi abbiamo bisogno di stare insieme. La vita di fede non è un cammino solitario, siamo una Chiesa in cammino, siamo un gregge che deve saper riconoscere chi è il pastore disposto a dare la vita, e fuggire dai tanti mercenari. Abbiamo bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi, ma anche essere pecore, che si lasciano condurre al macello senza opporre resistenza. Gesù infatti è il pastore buono, ma è anche l’agnello immolato che ci insegna cosa sia l’amore.

 

Chiediamoci allora: Nelle mie relazioni mi sento più pastore o mercenario? Come il Signore si sta prendendo cura di me in questo momento della mia vita?

IVPasqua_2024

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