L’urgenza di cominciare a vivere
Una relazione occorre viverla, buttarsi fino in fondo, ogni relazione all’inizio è una promessa in cui ognuno si impegna a realizzarla con la vita: stessa cosa è la dinamica dell’amore.
Stessa cosa con Dio, possiamo fare tutte le teorie possibili, mettere le regole che vogliamo, ma faremo esperienza di Lui solo quando accetteremo di rischiare, di buttarci nell’amore, di camminare insieme.
Nel Vangelo di Matteo troviamo il compimento di una promessa: in Cristo, Dio ha mantenuto la parola.
In una relazione bisogna accogliersi reciprocamente, e il primo passo è convertirci, cambiare il nostro modo di pensare. Se continuiamo a mettere al centro noi stessi, se siamo convinti che l’unico modo di guardare le cose sia il nostro, non arriveremo mai ad accogliere l’altro nella nostra vita.
Non restiamo diffidente ma buttiamoci e lasciamo entrare Dio nella tua vita.
Gesù ci chiama in qualunque momento, in qualunque situazione che stiamo vivendo. Chiama i primi discepoli mentre cammina lungo il mare. Le acque, il lago, il mare sono immagini nella Bibbia che richiamano la morte, il pericolo, le situazioni della vita che possono travolgerci. Chiama Pietro e Andrea, mentre stanno pescando non lontani dalla riva, presumibilmente di sera.
Chiama nell’ordinarietà, nella quotidianità nella quale siamo rimasti in superficie.
Giovanni e Giacomo li chiama di giorno mentre sistemando le reti cercano di aggiustare, quello che si è rotto. A volte è immagine delle nostre relazioni, delle situazioni della nostra vita, che non abbiamo mai avuto il coraggio di mettere definitivamente da parte, ci ritorniamo sopra cercando di rammendarle.
Gesù ci invita a lasciare quelle reti, perché forse si può cominciare a vivere qualcosa di diverso.
Gesù è rimasto sulla riva del lago dalla sera al mattino: nella notte dell’umanità non ha mai smesso di continuare a chiamarci per seguirlo, per trasformare la vita.
Tra quella sera e quella mattina, in quella notte, ci sono tutte le nostre vicende, tutti i momenti della nostra vita, nei quali Gesù fa risuonare la sua voce.
Gesù volutamente chiama prima di tutto coppie di fratelli, anche il libro della Genesi parla spesso di fratelli, ma fratelli che non riuscivano a stare insieme, che si ammazzano, che si vendono, fratelli che ingannano… questa è l’umanità, questa è la fatica di diventare fratelli.
La Parola di Gesù oltre a guarire le relazioni, fa delle relazioni, della fratellanza, il luogo dell’annuncio. Il Vangelo va annunciato prima di tutto con la vita, poi, se serve, anche con la parola ripeteva s. Francesco. La prima parola evangelica è la nostra vita! Lo stesso Paolo ce lo ripete: a cosa serve predicare il Vangelo se poi siamo divisi tra noi?
Se vogliamo trasformare la nostra vita, dobbiamo mettere dietro al maestro: è questa la preposizione del discepolo, è questo l’atteggiamento che cambia la nostra vita.
Il Signore vuole valorizzare la nostra vita, non distruggerla. Propone ai discepoli di diventare pescatori di uomini, non cambia la loro identità ma la valorizza, mettendo la loro vita a servizio del Regno. Questo è il cuore di ogni vocazione: il Signore ci chiama non per sacrificare quello che siamo, ma per farlo fiorire, piantando la nostra vita nel giardino del suo Regno.
Come i discepoli lasciamo le nostre reti che ci impediscono di camminare: solo così possiamo trasformare la nostra vita, cominciare a vivere una vita nuova, una vita piena.
Chiediamoci allora: cosa mi impedisce di seguire pienamente il Signore? Il mondo in cui vivo mi aiuta ad annunciare il Vangelo?
Tempo_Ordinario_III