L’importante è che non si veda!
Generalmente in un incontro, in una assemblea quel che mi preoccupa non sono quei contesti in cui emergono divergenze e punti di vista differenti, ma laddove tutto sembra in perfetta armonia.
Le letture di questa domenica presentano lo Spirito che si esprime laddove ci apriamo al confronto, al dialogo, nettamente all’opposto di chi detiene il potere e cerca di mettere a tacere le voci di dissenso, nascondendole sotto la coltre di un apparente consenso.
Le divergenze infatti sono state una tappa fondamentale nella prima comunità cristiana, attraverso discussioni, talvolta anche accese, e attraverso il confronto, è stato possibile discernere le spinte dello Spirito Santo. Nella comunità di Antiochia era avvenuta una spaccatura, su questioni fondamentali: capire come compiere la volontà di Dio.
Si scontrano due visioni, quella dei cristiani giunti nella Chiesa dal mondo pagano e il gruppo di coloro che provengono invece dal giudaismo e legati alla tradizione precedente. Per affermare la propria posizione, qualcuno si è incaricato di diffondere delle indicazioni senza avere però alcun incarico ufficiale. Il rischio è che si generi nella Chiesa una grande confusione, non capire che cosa vuole veramente il Signore. Occorre perciò creare uno spazio per ascoltare insieme lo Spirito, che parla proprio attraverso il confronto e il dialogo.
Si arriva così a quello che viene chiamato il Concilio di Gerusalemme, dove vengono mandati non solo Paolo e Barnaba, ma anche altre persone, ritenute affidabili per un compito simile. Paolo e Barnaba restano sicuramente dei punti di riferimento, ma la discussione non viene limitata al loro contributo.
Gerusalemme diventa così il luogo dove può risuonare il salmo 66: «Gioiscano le nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con rettitudine». È bello perciò ascoltare come seconda lettura il passo del libro dell’Apocalisse in cui Gerusalemme è cantata come la città in cui il Tempio è il Signore Dio stesso, l’Onnipotente e l’Agnello.
Ogni Concilio, non solo quelli ufficiali, ma ogni luogo in cui cerchiamo di ascoltare la voce dello Spirito Santo diventa spazio in cui lasciamo a Dio la parola. Al contrario, di solito, quando proviamo a confrontarci con le opinioni degli altri, ci ritroviamo per lo più davanti alla strenua difesa delle proprie posizioni, a un dialogo finto, dove tutto è in realtà già deciso, e talvolta manifestiamo per partito preso, un’opposizione preventivo alle posizioni degli altri.
Nella parte del lungo discorso di addio che Gesù rivolge ai discepoli, che leggiamo questa domenica, ci rendiamo conto, e poi ancora di più nelle apparizioni del Risorto, che il dono di Dio è la pace vera, non una pace preconfezionata, quella che emerge dalle divergenze affrontate in maniera onesta, accettando le sfide come occasione per ascoltare quello che lo Spirito vuole suggerire.
L’esperienza della prima comunità cristiana ha mostrato che per arrivare alla pace è stato necessario che ciascuno facesse un passo indietro, lasciando un po’ di spazio non solo all’altro, ma a Dio stesso, affinché potesse far sentire la sua voce. Dal racconto degli Atti degli Apostoli è evidente infatti che la prima comunità cristiana è convinta dell’azione dello Spirito: «È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi…» (At 15,28). Lo Spirito opera, agisce, parla e per questo è possibile discernere, cioè riconoscere la direzione che Dio ci sta indicando per il nostro bene.
La prima comunità cristiana ha dato credito alla Parola di Gesù, per questo lascia parlare il Paraclito, l’avvocato difensore, che prende posizione per noi, davanti all’Accusatore, colui che vuole dividere, colui che prova a usare le divergenze per spezzare, per irrigidire le posizioni, per umiliare.
Le divergenze possono essere lo spazio che offriamo al Nemico per distruggerci oppure il luogo del confronto, in cui alla fine quello che emerge dal dialogo non è più la mia posizione o la tua, ma la voce di un Terzo, al quale abbiamo dato la possibilità di parlare.
Chiediamoci allora: Come affronto le divergenze con gli altri? Sono disposto a fare un passo indietro per lasciar emergere la voce dello Spirito?
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