Restauro in corso: interventi estetici nell’interiorità.
Il lavoro di restauro eseguito su antichi affreschi permette di riportare alla luce le figure originali, i volti dei personaggi com’erano stati pensati dall’autore, e in un certo senso anche in noi, il tempo rischia di coprire o nascondere l’immagine originale voluta da Dio per noi. E come accade nel restauro di un affresco rovinato così Dio, pazientemente con la sua grazia, cerca di riportarci alla nostra bellezza iniziale.
Il Vangelo di oggi è costruito intorno a due immagini: quella di Cesare impressa sulla moneta e quella divina iscritta dentro l’uomo, e troviamo Erodiani e sostenitori del potere romano, che interrogano Gesù sull’opportunità o meno di pagare le tasse a Cesare.
Il tributo a Cesare era una tassa che dall’anno 6 d.C. tutti gli abitanti della Giudea, della Samaria e dell’Idumea dovevano versare al potere imperiale e dovevano farlo con una moneta speciale, che recava l’effigie di Cesare. Il tributo che serviva anche per diffondere il culto dell’imperatore, trovava resistenza tra gli ebrei, non solo sul piano economico e politico ma anche religioso, perché la Legge ebraica vietava di farsi immagine alcuna e l’usare quella moneta poteva essere considerato un atto di idolatria.
L’amore per l’imperatore passa quindi attraverso il denaro, ma forse lo stile di Cesare può essere anche il nostro, quando viviamo relazioni fatte di scambi quantificati, in base al prezzo, sempre molto attenti a verificare se l’altro ha pagato il tributo alla nostra immagine.
Guardando con attenzione la risposta di Gesù emerge che non si tratta di una separazione dei poteri: da una parte quello civile e dall’altro quello religioso; ma bensì Gesù vuole riportando l’uomo tutto intero, alla sua totale appartenenza a Dio perché l’uomo reca in sé l’immagine di Dio, fin dalla creazione.
Purtroppo però nella nostra vita l’immagine di Dio non appare così evidente come l’immagine di Cesare impressa sulle monete. Chi guarda la moneta vede Cesare, ma chi guarda la nostra vita cosa vede? Come in un affresco antico, l’immagine di Dio in noi potrà sembrare rovinata, ma certamente non potrà mai andare persa.
La vita spirituale è volersi aprire a Dio, permettere che metta mano all’affresco che ha dipinto in noi, e riporti piano piano alla luce, la bellezza con la quale ci ha pensato: questa è l’unica immagine che deve risplendere in noi e non quella che molto spesso stampiamo sulle false monete delle nostre relazioni interessate.
Chiediamoci allora: in che stato è l’immagine di Dio che s’intravede in me? Quanta importanza riservo al culto della mia immagine nelle relazioni?
XXIX_Tempo_Ordinario_2023