Amore che si dona
L’amore vero è incontenibile, non può essere trattenuto, necessariamente si dona e trasforma la realtà. Tutti noi percepiamo in ogni ambiente se c’è amore o se le relazioni sono spente. L’amore non lascia mai le cose così come sono, le trasforma. Come possiamo pensare allora che l’amore tra il Padre e il Figlio resti chiuso in loro e non si doni continuamente a noi?
È solo da questa certezza che possiamo partire per contemplare lo Spirito Santo. Ogni uomo è creato a immagine e somiglianza, di Dio! Lo Spirito pervade ogni cosa e ci mantiene in questo rapporto.
Gal 5,16-25: “Lo Spirito può dare in noi i suoi frutti solo se non lo soffochiamo con le opere della carne”.
Nel racconto degli Atti lo Spirito è presentato attraverso immagini che descrivono le caratteristiche dell’amore: fragore, vento e fuoco.
L’amore è come un fragore: si fa sentire, non rimane in silenzio, anzi sconvolge e riempie di vita.
I discepoli sono radunati nel Cenacolo per celebrare la festa di Pentecoste, per ricordare il dono della Legge sul Sinai: le parole d’amore di Dio per il suo popolo, amore reso concreto nella consegna del Figlio sul Calvario. Ecco la nuova legge, la legge dell’amore, che cerca il posto nel cuore di tutti gli uomini, ma attenzione alle “tante altre parole” che la soffocano e la rendono sterile.
L’amore è come il vento: si diffonde, non ha confini, non può essere trattenuto, porta lontano.
L’amore è come il fuoco: divampa e trasforma. Un cuore che ama è un cuore che brucia, è un amore che ci cambia
Proprio perché lo Spirito è amore il suo frutto è l’unità è il superamento di ogni divisione: così come a Babele gli uomini non si capiscono più a causa della loro superbia e del loro tentativo di accedere a Dio con le proprie forze (Babele vuol dire ‘porta di Dio’), nel giorno di Pentecoste è lo Spirito che permette di incontrare Dio.
L’umiltà guarisce la superbia, la comunione vince le divisioni.
Oggi più che mai, Babele torna sempre ad accadere e abbiamo bisogno di una nuova Pentecoste.
La Pentecoste non è omologazione, ma comprensione dell’altro nelle sue differenze.
Nella Pentecoste, la Chiesa comincia a vivere la sua età adulta: è il tempo della testimonianza, della responsabilità, di prendere in mano la propria vita di fede.
Le parole di Gesù nel Vangelo avevano aiutato i discepoli a entrare in una nuova relazione con lui, ora la venuta del Consolatore è il modo nuovo di Gesù per stare accanto ai suoi discepoli.
Lo Spirito dirà ancora nuove parole, perché Dio, non smette di parlare, di comunicare all’umanità: la parola è espressione dell’amore di Dio.
In questa nuova fase, si intensificheranno anche le persecuzioni, per questo i discepoli avranno bisogno di un avvocato: il Paraclito è proprio colui che è chiamato per assistere nella difesa in tribunale, anzi è colui che prende il posto dell’imputato e lotta per lui.
Dio starà così accanto ai discepoli, ma continua a stare anche accanto a ciascuno di noi, come colui che lotta per noi, ci assiste, ci difende.
Chiediamoci allora: riconosco la presenza dello Spirito oggi nella mia vita e cosa invece rischia di allontanarmi?
Pentecoste 2021