Foglietto settimanale dal 24 al 1 Ottobre 2023 – XXV Domenica T.O.

Sentirsi come merce al mercato della vita

La piazza del mercato potrebbe essere facilmente l’immagine della piazza della vita, dove siamo in attesa che qualcuno dia senso alla nostra giornata (lavorativa, sentimentale, famigliare, spirituale).

Ma stare sulla piazza significa anche esporsi al rischio di essere sfruttati, offesi, ingannati, e purtroppo molte volte ci svendiamo, nascondiamo la verità pur di essere accettati perché in fin dei conti, tutti cerchiamo il proprio interesse soprattutto nelle nostre relazioni, ma nonostante “i saldi”, le “offerte speciali” a volte nessuno si accorga di noi!

La parabola di Gesù focalizza su “alcuni” che non sono stati scelti, che non sono ancora riusciti a dare senso alla loro vita, e presenta anche un padrone che non pensa al proprio guadagno, ma prima di tutto agli operai: il suo desiderio è che ciascuno si senta realizzato, che trovi un modo per essere utile nella sua vigna, quella vigna che è il mondo dentro cui ci ritroviamo e dove siamo chiamati a dare il nostro contributo.

Questo padrone è talmente desideroso di trovare operai che esce continuamente: non manda altri a cercare, non resta chiuso nelle sue tranquille quattro mura, ma in prima persona va sulla piazza del mercato. Non si rassegna davanti alla delusione e alla disperazione dell’uomo.

Purtroppo a fronte della generosità del padrone, troviamo l’invidia che distrugge le relazioni all’interno della comunità. Operai che non comprendono il dono di essere stati chiamati a lavorare, ma guardano, fanno confronti, criticano il tempo che altri hanno dedicato alla vigna, senza interrogarsi sulla storia degli operai arrivati all’ultimo momento.

Possiamo anche essere nati nella vigna, ma la domanda che ci dobbiamo fare è “come ci siamo stati?”: gli operai del mattino, hanno veramente lavorato tutto il giorno con onestà e impegno? Il padrone non ragiona secondo l’aritmetica della giustizia, perché ognuno ha una propria storia e una propria dignità che deve essere rispettata sempre. Diceva don Milani, «non c’è peggior ingiustizia che far parti uguali tra diseguali».

Ecco allora il vero volto di Dio non un volto da padrone, ma di padre che tratta tutti da figli e non da servi. Il problema sono gli operai che continuano a guardarsi tra loro come rivali e non come fratelli.

Chiediamoci allora: Sono riuscito a dare un senso alla mia vita o lo sto ancora cercando? Qual è il mio sguardo su coloro che lavorano con me?

Tempo_Ordinario_XXV

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