Foglietto settimanale dal 24 Aprile al 1° Maggio 2022

Chiuso per paura.

Nella vita reale non ci si fida immediatamente, né si crede senza esitazione, nemmeno si comincia ad amare semplicemente come accendere un interruttore. Tutto passa attraverso dubbi, domande e incertezze.

Persino la fede, anche quella dei primi discepoli, non è un evento automatico o immediato. I racconti delle apparizioni del Risorto descrivono discepoli che sperimentano la fatica di credere, presi dalla paura e dal dubbio, e forse è proprio questo lo scopo dei racconti delle apparizioni: mostrarci degli esempi in cui ritrovarci.

Forse per questo i Vangeli non ci raccontano l’apparizione di Gesù a sua Madre: Maria non ha mai dubitato della risurrezione del Figlio.

La paura frena i nostri slanci sia affettivi che spirituali, paura che ritroviamo questa domenica nell’immagine delle porte chiuse del Cenacolo, luogo che somiglia molte volte al nostro cuore.

Il cuore è infatti il luogo in cui Gesù ha consegnato la sua vita sia a noi ma anche all’amico che lo tradiva. Cuore che ora sembra paradossalmente un sepolcro abitato dalla morte, al contrario del sepolcro vuoto di Gesù, che è diventato spazio di vita.

Gesù non si rassegna davanti alla nostra paura, davanti alle porte chiuse del nostro cuore. Nonostante le nostre chiusure entra e si pone al centro, nel luogo che gli spetta e che tante volte gli abbiamo tolto. Sta nel mezzo della comunità, in mezzo alla Chiesa, riappropriandosi di quel posto che tante volte abbiamo dato ad altri o di cui ci siamo appropriati.

E in quei cuori abitati dalla paura, Gesù porta la pace! Invece i discepoli fanno fatica ad accoglierla, tanto che quel saluto è ripetuto, ben tre volte. Oggigiorno, ci rendiamo conto quanto sia difficile e non scontato accogliere questo dono, perché la pace impegna, impegna al perdono. Dal dono della pace, nasce l’impegno per la Chiesa a portare il perdono: una comunità che non è capace di perdono è prima di tutto una comunità che non trova pace in se stessa, infatti un cuore non capace di perdonare è un cuore che non trova pace.

Nonostante l’incontro con il Risorto, nonostante Gesù abbia attraversato le porte chiuse del cuore, otto giorni dopo, quelle porte sono ancora chiuse!

Il Cenacolo è ancora abitato dalla paura, dalla sfiducia: c’è ancora un cammino da fare, una conversione da intraprendere.

Ma guardando questa comunità spaventata, questo Cenacolo con le porte chiuse, come è possibile credere che quelle persone hanno veramente incontrato il Risorto?

Tommaso non ha tutti i torti: perché dovrebbe credere che i suoi compagni hanno incontrato Gesù Risorto se li vede ancora pieni di paura e chiusi dentro al Cenacolo?

Tommaso è detto ‘didimo’ che possiamo tradurre con doppio o gemello. Entrambe le traduzioni ci aiutano a capire che Tommaso non è solo una comparsa tra i tanti.

Tommaso è “doppio perché alterna fede e incredulità: un po’ crede, un po’ non crede, un po’ si allontana dalla comunità, un po’ ritorna.

Ma è anche “gemello, cioè ha un altro che gli somiglia e quell’altro siamo noi: con la nostra incredulità, la nostra esitazione…noi siamo lui!

Questo cammino di riconoscimento, di scoperta, di apertura, avviene attraverso le ferite: Gesù si fa riconoscere attraverso le sue ferite. Ci insegna che le ferite della nostra vita non sono inutili, ma costituiscono la nostra identità, dicono chi siamo, raccontano la nostra storia.

E l’amore deve partire da lì: dal contemplare e riconoscere le ferite dell’altro. Quando si ama, non si cercano le prove, ci si fida: per questo sono beati, cioè felici, coloro che non hanno bisogno continuamente di mettere il dito nella piaga dell’altro per potergli credere!

Tommaso, come noi, sta imparando ad amare.

Chiediamoci allora: come sono le porte del mio cuore: chiuse, socchiuse o spalancate? Com’è oggi la mia relazione con Gesù?

II_Pasqua web

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