Quali parole ascoltare?
Gli uomini non amano le parole vere, ma apprezzano le parole compiacenti!
Lo aveva già compreso il filosofo Aristippo, discepolo di Socrate, e la comunicazione mediatica di oggi ne ha fatto tesoro!
Addirittura la politica stessa si è trasformata oggigiorno nell’arte di trovare le parole che la maggioranza vuole sentirsi dire e non importa se siano vere o false, giuste o sbagliate, se si realizzeranno e se saranno presto dimenticate…
Molto spesso la realtà ci delude, ci presenta un’immagine meno piacevole e talvolta più dura del previsto. Anche se facciamo finta di non vederla, arriva sempre il momento in cui ci sbattiamo la testa e ne sentiamo tutta la durezza.
Nel Vangelo di oggi, capita anche ai discepoli di confrontarsi con la durezza delle parole ascoltate da Gesù: parole dure ma necessarie per guarire.
Tutti sappiamo che ci sono Parole e parole: Parole che vengono dallo Spirito di Dio e danno vita, e altre parole che invece nascono dal nostro bisogno carnale di essere saziati.
Lo Spirito è la vita che è in noi, è la nostra identità più autentica, è il luogo della relazione con Dio; la carne invece è la nostra dimensione indigente, bisognosa, effimera.
Ma noi che parole cerchiamo?
Parole che nutrono, che mettono in discussione, che fanno crescere, che a volte feriscono, ma poi fanno guarire; oppure cerchiamo parole di compiacimento, che incensano, alimentano e confermano la nostra immagine, ma che poi illudono.
Come in una relazione d’amore, all’inizio le parole e talvolta anche le critiche, appaiono tutte indifferentemente dolci, ma nel tempo ogni relazione fa emergere la durezza delle incomprensioni, la fatica di abbandonare qualcosa di sé, per far spazio all’esigenze dell’altro e a volte questa presa di coscienza ci spaventa e ci fa tornare indietro. «Volete andarvene anche voi?»
Tornare indietro nella relazione con Gesù, vuol dire accontentarsi, significa cercare di essere umanamente corretti (non rubo, non uccido), ma senza mai arrivare pienamente ad amare.
Si arriva ad amare solo quando si ha il coraggio di non indietreggiare davanti alla durezza delle esigenze della relazione.
La Parola di Gesù non fa sconti a nessuno, e la relazione con Lui diventa a volte dura, faticosa, impegnativa, ma è in quello “starci dentro” che matura la scelta di diventare un vero discepolo, e non conta il tempo speso dietro a Gesù: i discepoli di Emmaus, sono arrivati fino a Gerusalemme, ma di fronte alla Sua morte in croce decidono di tornare indietro…
La vita ci chiama ad una continua scelta tra seguire le Parole dello Spirito o quelle di carne proprio come è accaduto per le tribù d’Israele a Sichem, «… sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrèi, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore».
Chiediamoci allora: mi confronto con parole che mi provocano, oppure accetto solo i messaggi che mi confermano? Ho mai sperimentato la durezza della parola di Gesù?
XXI Tempo Ordinario_2024