Finalmente è Natale!
Il Vangelo di Luca ci presenta come l’incarnazione non sia una cosa astratta o concettuale ma bensì un preciso momento in cui Dio entra nella concretezza della storia umana.
Il censimento voluto dall’Imperatore è espressione di quel tentativo di contarsi: i grandi vogliono vedere quanto sono forti (tanti uomini, tanti soldati), e molto spesso anche noi siamo portati a valutare quanto valiamo, a contare le forze che abbiamo a disposizione!
Dio, non solo entra e trasforma quell’evento (il censimento) rendendolo occasione della sua presenza, ma ci fa vedere chi conduce veramente la storia: mentre l’Imperatore conta le sue forze, un bambino che ancora non parla, salva l’umanità con un annuncio di salvezza portato ai pastori, agli emarginati, a quelli che non contano niente.
Gesù nasce e viene deposto in una mangiatoia; Gesù prima di morire, vive uno dei momenti più intensi della sua esperienza umana dentro un cenacolo: questo non è casuale!
La vita di Gesù è un lasciarsi mangiare, Gesù si dona a noi come pane che nutre, il suo desiderio è nutrire la nostra vita con il suo amore.
La notte dei pastori, la notte dell’umanità emarginata ed esclusa, è inondata da questa luce semplice. Dio si fa vedere nella fragilità e attraverso questo bambino bisognoso di tutto, Dio ci aiuta ad accogliere la nostra umanità.
Dio si fa vedere come un bambino inerme e indifeso perché il suo desiderio è quello di amarci e di essere amato.
Questo è l’unico modo per riuscire ad amare: non puoi amare se non sei disposto a soffrire!
Scrive Gregorio Nazianzeno: «Il Signore si mette una seconda volta in comunione con l’uomo, e in comunione molto più straordinaria della prima, in quanto la prima volta [nella creazione] egli mi fece partecipare alla natura migliore, ora [nell’incarnazione] invece è lui che partecipa all’elemento peggiore».
Chiediamoci allora: cerco anch’io continuamente quanto valgo? Cosa mi insegna la debolezza di Gesù bambino?