Non si vede niente: Attraversare i momenti difficili della vita!
Percorrendo un sentiero di montagna, non è anomalo ritrovarsi dentro una nuvola o un banco di nebbia: facile è perdere ogni riferimento, e difficile procedere. Questo può succedere anche nella nostra vita, quando non capiamo più dove ci sta portando Dio, e da soli non riusciamo ad avanzare, possiamo solo aspettare che il Signore ci tiri fuori.
Anche Abramo si sarà sentito dentro una nube oscura quando il Signore gli ha chiesto di offrirgli il suo unico figlio. Era stato proprio Dio a promettergli una discendenza, un figlio che non arrivava, e adesso è sempre Lui che gli chiede di sacrificare quel figlio. Già ad Abramo gli era stato chiesto di lasciare la sua terra, suo padre, la sua casa e le sue origini, ora gli viene anche chiesto di restituire il suo futuro, e Abramo entra nella nube ed obbedisce.
Attraverso questa cieca obbedienza, comprende che qualcosa aveva confuso il suo cuore: si era concentrato sul dono ricevuto, si era attaccato al suo futuro. Abramo aveva fatto del figlio il centro della sua vita, spodestando Dio.
Questo può accadere anche a noi quando facciamo delle relazioni, della missione, del servizio o del lavoro, gli idoli nella nostra vita diventandone schiavi, perdendo cioè di vista che le cose, le relazioni sono uno strumento di lode e di gratitudine verso Dio.
La consegna del figlio per un padre, è un gesto assolutamente divino: è Dio Padre che ci consegna il Figlio. Inoltre il territorio di Moria ci rimanda immediatamente al Calvario, il gesto di Abramo diventa prefigurazione del gesto di Dio. Nel Vangelo di Marco di questa domenica troviamo una nube, a conferma che questa generosità infinita di Dio nel dono del Figlio è per noi incomprensibile.
Siamo tutti chiamati quinti ad entrare in questa nube, ad abitare il mistero per ascoltare la voce del Padre, che ci dice: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».
Come sul monte nel territorio di Moria, Dio si rivela ad Abramo come colui che desidera stare al centro del nostro cuore, così oggi Gesù sul monte ci rivela la sua divinità: si trans-figura, si rivela al di là dell’immagine.
Dietro vicende incomprensibili talvolta dolorose, dietro a situazioni faticose o di ingiustizia, che facciamo fatica a comprendere, Dio si rivela, ci mostra la sua misteriosa presenza.
L’immagine della nube rappresenta quelle situazioni che più che incomprensibili risultano misteriose, un mistero che se abitato, ci fa sentire la voce del Padre.
Nella nube possiamo riconoscere la voce del Padre! Nel dialogo di Gesù con Mosè (autore della Legge) ed Elia (profeta per eccellenza) “la Legge e i profeti”, troviamo tutta la Parola di Dio: quella Parola che ci permette di riconoscere la presenza del Signore anche nelle nubi della nostra vita. Riconosciuta la presenza di Dio nelle vicende faticose della vita è poi inevitabile, che il desiderio di Pietro diventi anche il nostro: far sì che quel momento non finisca mai.
Gesù però sia a Pietro che a noi, chiede di non fermarsi, ma di scendere dalla montagna cioè di fidarsi, perché l’esperienza della consolazione è un dono e non può essere trattenuta ma deve essere annunciata, nel quotidiano della nostra vita.
Il Signore tornerà a consolarci, non abbiamo bisogno di impossessarci della presenza di Dio.
Chiediamoci allora: Come reagisco quando le nubi attraversano la mia vita? Cosa significa per me oggi ascoltare il Figlio?
II_Quaresima_2024