Dacci un taglio! Quando possiamo dire veramente di aver deciso
Siamo in un’epoca molto complessa, dove è diventato molto difficile fare delle scelte: capire quello che è più adatto a noi o quello che vogliamo veramente.
Ogni nostro comportamento, silenzio, parola o azione dice qualcosa di noi, è una decisione, e alcune decisioni sono dei compromessi, a volte ci lasciamo portare dalla corrente. Al contrario, saremo tanto più felici e realizzati quanto più avremo scelto in maniera consapevole e coinvolta. Avremo deciso veramente quando avremo tagliato con tutte le altre possibilità!
Non a caso la parola decidere ha la stessa radice di re-cidere, cioè tagliare.
Nelle letture di questa domenica ci vengono proposti diversi processi decisionali:
- Eliseo deve decidere se accettare la missione che gli viene affidata,
- Gesù e la decisione che lo porterà a compromettersi definitivamente,
- Coloro che vorrebbero seguire Gesù, ma che sperimentano l’incertezza e la paura.
Eliseo come avviene di frequente nella Bibbia, è chiamato mentre sta svolgendo il suo lavoro, è persona in qualche modo realizzata, ha già la sua vita, ma viene chiamato a trasformarla, affinché possa essere messa a servizio di Dio e del popolo, ma in primis, affinché quella vita si realizzi fino in fondo e più profondamente.
Seguire Elia è una scelta difficile, significa lasciare tante cose, tra cui una famiglia agiata (dodici paia di buoi per arare la terra a significare un notevole patrimonio).
Attraverso Elia, Dio non chiede a Eliseo di buttare via la sua vita, quello che sta facendo, ma gli chiede di trasformare la sua vita, di farne qualcosa che sia buono anche per altri. Il gesto di Eliseo è eloquente: uccide i buoi, brucia gli attrezzi per cuocere quel cibo e ne distribuisce la carne. Animali e strumenti sono trasformati, servono a qualcos’altro, come la stessa vita di Eliseo che non è distrutta, ma trasformata per un bene più grande.
Troviamo poi la decisione di Gesù, che diventa esempio e il criterio della nostra vita. Siamo al cuore del Vangelo di Luca nonchè centro del Vangelo: andare a Gerusalemme, sapendo di trovare la morte. Gesù si compromette per noi, sfida il potere, sfida schemi e pregiudizi. Luca ci fa notare che questa decisione è presa senza incertezza: indurì il volto. Non c’è esitazione.
Nel contempo, Gesù manda davanti a sé dei messaggeri che possano preparare la strada, annunciare il suo passaggio, di modo che la gente possa decidersi. Davanti a Gesù che passa, anche noi siamo chiamati a fare una scelta: farlo passare attraverso la nostra vita o rifiutarlo. Non tutti accolgono Gesù: perché allora noi ci lamentiamo quando non siamo accolti? Sperimentare il rifiuto nella nostra vita non è strano, ma accade. Giovanni e Giacomo sono espressione di coloro che non accettano di essere rifiutati, soprattutto perché si sentono dalla parte del potere, dalla parte del giusto. Gesù insegna loro ad accogliere e perdonare anche coloro che ci sbarrano la strada.
E infine ci siamo tutti noi, chiamati a decidere se vogliamo seguire o meno Gesù, e questi potenziali discepoli anonimi, ci chiedono di identificarci con loro, di metterci a loro posto.
Allo stesso tempo il restare anonimo richiama il triste destino di coloro che non riescono a decidersi mai nella vita.
Sono coloro che non vogliono prendere una decisione, chiudere con il loro passato: resta sempre una tomba aperta, un morto da seppellire, un lamento che ancora non è stato portato a termine.
Il padre da seppellire richiama l’immagine dell’origine, del passato; il padre è la storia che ci ha generato, ma da cui è necessario separarsi per poter prendere in mano la propria vita e diventare capaci di generare a nostra volta. A volte sono gli stessi legami che ci legano, le relazioni in sé anche buone, ci trattengono e non permettono di dare compimento alla nostra vita, congedarsi da quelli di casa con il rischio però di rimanere intrappolato.
Anche Eliseo chiede di congedarsi, ma ha già compiuto un’azione radicale che esprime la sua reale intenzione di cambiamento.
Uno dei motivi della nostra indecisione risiede nella tentazione di voltarci continuamente indietro, chiedendoci ogni volta se abbiamo fatto la scelta giusta, come chi conducendo l’aratro si gira continuamente per verificare se il solco è diritto: in questo modo non porta a compimento il suo lavoro.
Il solco che stiamo tracciando non sarà sempre diritto, perché la vita è fatta anche di sbandamenti, oscillazioni e deviazioni, ma ciò che conta è continuare ad arare, così come ci è possibile, perché solo così, con un solco più o meno diritto, non importa se perfetto, il nostro campo porterà frutto.
Chiediamoci allora: Come prendo le decisioni importanti? Rimando, sono impulsivo, faccio discernimento? Quali sono le difficoltà che incontro nel seguire Gesù?
XIII Domenica web