Vieni fuori! La vita ti aspetta
«Mettiamoci una pietra sopra!»: quante volte siamo tentati ad affrontare così le situazioni faticose della vita, pensiamo di dimenticare, ci illudiamo di cancellare le difficoltà evitando di affrontarle, ma di pietra in pietra, rischiamo di trasformare la nostra vita in un sepolcro, immagine di tutte le nostre situazioni di morte, dove ci sentiamo spenti e senza speranza.
La vita, senza il Signore, diventa un sepolcro, come dicono Marta e Maria, sorelle di Lazzaro a Gesù: «se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto» (Gv 11,21 e 32).
La vita diventa un sepolcro quando non è abitata da Dio.
Tutto il Vangelo di questa domenica ruota intorno all’immagine del sepolcro, solo negli ultimi versetti, troviamo il racconto della risurrezione di Lazzaro. Siamo chiamati a guardare ai nostri sepolcri, quelli che ci siamo costruiti e quelli nei quali la vita ci ha buttato, per chiedere al Signore di essere liberati: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele» (Ez 37,12).
La chiave per comprendere questo testo di Giovanni si trova nelle parole che i messaggeri, mandati da Marta e Maria, portano a Gesù: «Colui che tu ami, è malato», ma Gesù non si rassegna davanti a questa malattia per questo si reca a Betania, che significa “casa della sofferenza”.
Ognuno di noi, è colui che Gesù ama e che è malato, e in questo mondo, casa della sofferenza, Gesù viene a svegliarmi.
Tornare in Giudea per Gesù significa tornare da coloro che poco prima volevano lapidarlo, ma accetta il rischio per salvare l’amico perché questo è l’amore! «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13).
Davanti al sepolcro, alla sofferenza, alla morte, ciascuno è chiamato a percorrere il suo cammino di conversione: la fede di Marta è fatta di conoscenze, forse di studio e di approfondimento, ma di fronte al comando di Gesù di rimuovere la pietra dal sepolcro di Lazzaro, Marta lo vorrebbe fermare, perché “manda già cattivo odore”! Marta ha bisogno di percorrere il cammino che porta dal sapere su Dio, al credere in Gesù.
Spesso il sepolcro è il luogo del nostro lamento, pretesto per trasformare la nostra vita in una commiserazione senza fine, motivo per non prendere in mano le nostre situazioni, come fa Maria ferma, seduta in casa, immobile a piangere tanto che Gesù stesso è travolto dalla commozione: è un pianto contagioso, ma «il maestro è qui e ti chiama» (Gv 11,28). Gesù chiama Maria ad uscire dalla casa a non restare immobile seduta sul pavimento, la chiama ad uscire per ritrovare la speranza.
Gesù toglie la pietra pesante che sta schiacciando la nostra vita, apre i nostri sepolcri, ma tocca noi avere il coraggio di uscire e affrontare la realtà. Ma questo cammino di liberazione non è immediato: Lazzaro ha mani e piedi legate da bende per questo Gesù si serve di mediazioni: chiede ad altri di sciogliere quei legami.
Siamo chiamati anche noi ad accogliere nella nostra vita queste mediazioni o a diventare mediazione per altri, portando libertà e speranza.
Chiediamoci allora: da quali situazioni di morte il Signore mi chiama ad uscire? Qual è il cammino di liberazione che il Signore mi sta invitando a percorrere?
V_Quaresima_2023