Foglietto settimanale dal 28 Aprile al 5 Maggio 2024 – V Domenica di Pasqua – Anno B

L’impazienza che spezza le relazioni!

Prima che la vite porti frutto, deve passare molto tempo: deve crescere, irrobustirsi, e c’è bisogno che qualcuno se ne prenda costantemente cura, senza vederne al momento nessun risultato apparente. Il contadino deve avere non solo molta pazienza, ma anche tanta fiducia, perché intemperie e incidenti che possono renderne difficile la crescita, sono imprevedibili.

Se vogliamo raccogliere il frutto, dobbiamo necessariamente aspettare.

Questo vale anche per le nostre relazioni dalle quali, forse, usciamo troppo frettolosamente, spinti dalle nostre tempeste emotive e dal sopraggiungere di potature che ci feriscono profondamente ma in realtà sono proprio quella potatura che ci permetteranno di portare più frutto.

Questo avviene anche nella relazione con Dio, dove non sempre siamo disposti ad aspettare i suoi tempi, nè contenti del suo modo di agire: ce ne andiamo da lui, non ci fidiamo più, lo mettiamo da parte. Magari frequentiamo ancora la Sua casa, ma non gli parliamo più e peggio ancora, lo sentiamo come qualcuno che opprime o ci ha deluso.

Gesù nel parlare ai discepoli insiste sul verbo rimanere per farci capire che questo è il verbo dell’amore.

Rimanere vuol dire dare all’altro un’altra possibilità, non fuggire, non lasciarsi travolgere dalla propria rabbia, provare a capire che cose è successo, perché quando il ramo si è spezzato, non è più possibile tornare indietro.

Anche nella relazione con Dio, quando decidiamo di andarcene è proprio quello il momento in cui cominciamo a morire, perché la Vita non arriva più in noi, ci secchiamo e il mondo ci userà solo per bruciarci.

Senza il Signore non possiamo fare nulla, anzi diventiamo nulla.

L’invito a rimanere rivolto ai discepoli, diventa anche un appello: sta arrivando il tempo in cui Gesù si allontanerà dalla comunità, e allora bisognerà imparare a resistere e restare nella relazione anche se in un modo nuovo. Arriveranno le potature, la passione, l’ingiustizia, il dramma… ma se nonostante le potature, i discepoli avranno il coraggio di rimanere, la loro vita fiorirà. Questo richiamo a rimanere forse per la comunità di Giovanni è anche preludio al tempo delle persecuzioni, dove molti cristiani abbandoneranno perché incapaci di affrontare la prova del dolore e della sofferenza.

Rimanere significa fidarsi dell’agricoltore: il tralcio non sa cosa sia meglio per lui. Se Gesù è la vite il Padre è l’agricoltore, è lui che sa dove mettere le mani e che cosa sia meglio per ogni tralcio. Ecco allora che rimanere significa fidarsi, lasciando cioè che il Padre intervenga anche con le potature: al momento difficili da capirle, ma che nel tempo ci accorgeremo che ci avranno aiutato a portare frutto.

Chiediamoci allora: Nelle relazioni scelgo in modo frettoloso la fuga oppure cerco di restare? Mi sono accorto di potature attraverso le quali Dio mi ha permesso di portare più frutto?

VPasqua_2024

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