Ma cosa ci nutre veramente?
Solo quando ci manca qualcosa, ci rendiamo conto se e quanto sia importante per noi. È la dinamica dell’assenza e dell’immaginazione, ma è anche la dinamica che sta alla base del desiderio. Lo sperimentare che ci manca qualcosa, per quanto possa essere una situazione drammatica, ci mette in moto e ci spinge a cercare.
Fame e sete sono simboli utilizzato da sempre da ogni cultura come segno del desiderio, e la stessa Bibbia ne fa espressione della ricerca di ciò che è essenziale per vivere.
La fame ci ricorda che non siamo autosufficienti, che abbiamo bisogno di qualcosa al di fuori di noi per poter sopravvivere, e questo “qualcosa” può essere ricevuto in vari modi: come dono, oppure comprato, a volte persino rubato: abbiamo fame di cibo ma anche di affetto, di riconoscimento, di giustizia, abbiamo fame di relazioni…ma come rispondiamo a questa fame?
Quali strade scegliamo per rispondere a questa mancanza? Non solo ma il modo con cui rispondiamo alla nostra fame dice molto sul rapporto che abbiamo con il mondo.
Già dall’inizio del suo Vangelo Giovanni, presenta Gesù che chiede ai discepoli di Giovanni Battista “che cercate?” e partendo da quel desiderio ancora confuso e inespresso, come un buon Maestro accompagni i discepoli di tutti i tempi a capire che solo Lui è la risposta vera e piena al nostro desiderio più profondo: Gesù è il pane vero che nutre la nostra anima.
Gesù non dà un pane che sfama un bisogno temporaneo dell’uomo, ma dà tutto se stesso per essere la risposta eterna alla fame di ogni uomo. Il riferimento alla Pasqua dei Giudei (ormai vicina) che volutamente è riportato nel Vangelo di oggi ci fa capire che Gesù è venuto per “portare a compimento il senso della pasqua ebraica”: donare se stesso come cibo per l’umanità.
Capire questo non è facile sia per i discepoli di allora sia oggi per noi: la gente, come i discepoli cercano il pane non Gesù, cercano il dono non il donatore. Questo genera incomprensione e profonda solitudine di Gesù espressa sempre nel Vangelo di oggi: all’inizio Gesù sale sul monte assieme ai suoi discepoli, alla fine invece lo troviamo solo sul monte.
I discepoli hanno ascoltato le parole, visto i molti segni, eppure non credono che Gesù possa intervenire nella storia dell’umanità. Filippo analizza commercialmente la realtà, mentre Andrea si arrende davanti alla sproporzione tra la domanda e l’offerta di pani e pesci… e anche noi pur avendo sperimentato la sua presenza, appoggeremo la folla dicendo: è un profeta, un bravo maestro, ma i problemi della vita sono un’altra cosa e sappiamo noi come risolverli.
Giovanni con suo Vangelo ama mettere in evidenza, la dinamica dell’imperfezione e della mancanza a fronte del desiderio di Gesù dare pienezza alla nostra vita, ed esprime la pienezza con il numero 7 che colma l’imperfezione del sei:
– a Cana c’erano 6 giare che contenevano l’acqua trasformata in vino, ma è il costato di Gesù da cui scaturiscono sangue e acqua la vera giara;
– la Samaritana aveva avuto sei uomini, ma solo il settimo, Gesù, è lo sposo vero.
Forse si potrebbe azzardare che nei 5 pani + 2 pesci (= 7), i discepoli hanno tutto pur senza rendersene conto. Quando siamo con Gesù non ci manca nulla… e anche il deserto fiorisce! Israele ha ricevuto il dono della manna, nel deserto, oggi il Vangelo puntualizza “c’era molta erba in quel luogo” Gesù, rende verdeggianti anche quei luoghi in cui sperimentiamo la fame.
Gesù non moltiplica i pani e i pesci, semplicemente li dona. Noi invece siamo sempre più concentrati nel prendere, nel distribuire, nel cercare strategie per distribuire il nostro affetto, nel cercare di capire dove guadagnare di più, dove è meglio investire… l’invito di Gesù è quello di entrare in una logica che metta da parte il calcolo e si preoccupi solo di donare.
Solo così si sperimenta la sovrabbondanza perché l’amore non si esaurisce, ma genera amore. Chissà poi se le dodici ceste rimaste fossero un segno per i discepoli, un ricordo di quello che avevano sperimentato, anche se Gesù alla fine si ritrova solo e incompreso.
Ma Gesù è la risposta al nostro desiderio? Ci interessa quello che Dio può fare per noi oppure la relazione con lui? Risolvere i nostri problemi o attraversare i problemi rimanendo stretti a Gesù?
Chiediamoci allora: in questo tempo della mia vita di cosa ho fame? Quali sono i doni che Dio mi ha dato e che posso mettere a disposizione per il suo Regno?
XVII TempoOrdinario_2024