Foglietto settimanale dal 29 Agosto al 5 Settembre 2021

Strategie di difesa

Una delle strategie difensive più diffuse oggi, è l’attacco: se vuoi evitare che qualcuno ti accusi, lo devi anticipare, riversando su di lui le accuse che potrebbero rivolgere a te.

Molte volte infatti, dietro l’accusatore c’è qualcuno che teme di essere scoperto: mette le mani avanti per dare l’impressione di essere estraneo al delitto. Sembra che chi accusa, giri il faro sull’imputato per evitare che quella luce illumini la propria coscienza: ci facciamo giudici degli altri per evitare di guardare dentro noi stessi. Diventiamo giudici spietati degli altri per convincere e convincerci che noi non abbiamo a che fare con quel peccato. Siamo giudici che tentano continuamente di costruirsi una parvenza di innocenza a scapito degli altri, che diventano le vittime al posto nostro.

L’immagine del giudice ipocrita, usata da Gesù, è emblematica di molte situazioni che continuiamo a vivere, dove invece di accompagnare le situazioni pensiamo di affrontarle processando le persone.

La stessa espressione ‘giudice ipocrita’ è paradossale, perché l’ipocrita è proprio colui che ha poco giudizio, e quindi come può giudicare gli altri?

Molte volte, invece, ci troviamo davanti a figure che si ergono a giudici, che cercare ossessivamente i segni esterni dei presunti crimini degli altri. Interpretano quei segni in modo del tutto soggettivo, facendo cioè ipotesi che partono da quello che loro stessi sarebbero capaci di commettere. E così attribuiscono agli altri quelle intenzioni che in realtà fanno parte del loro cuore.

Facilmente proiettiamo sugli altri quello che noi stessi abbiamo fatto o vorremmo fare. Non abbiamo altra chiave di lettura della realtà se non la nostra personale esperienza.

Davanti a coloro che si proclamano giudici degli altri bisogna sempre ascoltare il consiglio di Gesù e distinguere quello che dicono (le labbra) da quello che pensano veramente (il cuore).

Solo in questa ottica possiamo forse comprendere la grande rivoluzione operata da Gesù: il primato assegnato all’interiorità. Come i farisei e gli scribi, preferiamo mettere al centro l’esteriorità, perché più facile da controllare, da giudicare e da condannare, mentre l’interiorità sfugge al nostro controllo.

Nessuno può mettere le mani sull’interiorità dell’altro. Possiamo al più giudicarne le azioni, ma non possiamo mai mettere un’etichetta sull’anima del fratello: l’interiorità è sacra e solo Dio la conosce fino in fondo.

Se proviamo a sottrarci a facili conclusioni su quello che pensiamo di vedere dell’altro, solo allora cominceremo a entrare nella logica del Vangelo. Passeremo così dall’ipocrisia alla prudenza: se vogliamo il bene dell’altro non abbiamo bisogno di nominarci giudici, ma cominciare a guardare prima di tutto dentro noi stessi. Solo così ci avvicineremo con umiltà all’interiorità dell’altro.

Chiediamoci allora: guardo dentro di me prima di giudicare il fratello? Sono una persona prudente o mi lascio andare facilmente al giudizio sugli altri?

XXII Domenica T.O

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