Foglietto settimanale dal 29 al 5 Febbraio 2023

Devo fare di tutto per essere felice!

Il tema della felicità è notevolmente presente anche nella letteratura cristiana, per esempio da Ambrogio e da Agostino, ma cosa importante è capire cosa sia la felicità: conquista o dono?

Nel primo dei grandi discorsi che strutturano il Vangelo di Matteo, Gesù parte proprio dal tema della felicità, e smentisce tutte quelle interpretazioni che fanno del Cristianesimo, la religione degli infelici dei rinunciatari, ma per comprendere le sue parole è necessario cambiare modo di pensare.

Se per Aristotele la felicità dipende da noi, e va conquistata mettendo quindi in atto comportamenti adeguati, per Gesù è un dono, e non una conquista e nella nostra vita ci sono situazioni molto frequenti che creano le condizioni favorevoli per ricevere questo dono.

La felicità infatti è solo opera di Dio, non dell’uomo! È lui che ci rende felici, anzi è Lui la nostra felicità.

Sono le Beatitudini che ci aprono al Regno dei Cieli ci guidano alla felicità, ma molto spesso le fuggiamo, le disprezziamo, le neghiamo, precludendoci la possibilità di essere veramente felici.

Proviamo a dividere in due parti le beatitudini utilizzando il termine giustizia presente nella quarta come divisore e notiamo che le prime quattro ci presentano situazioni di mancanza:

i poveri in spirito: sono coloro che non hanno nulla a cui aggrapparsi, non hanno nessuno che li difenda. Solo così puoi accogliere Dio come centro e fondamento della tua vita; non per niente il verbo usato è al presente: di essi è il Regno dei cieli! (è già adesso!)

felici coloro che sono nel pianto: il pianto in genere è segno di lutto, di perdita, di dolore, ma qui c’è lo spazio per accogliere Dio che consola.

felici sono anche i miti: coloro che hanno rinunciato a difendersi pur avendone il diritto, perché solo così possono riconoscere Dio come loro unico difensore. Erediteranno la terra non perché l’hanno conquistata, ma perché viene loro donata in virtù della relazione che hanno con Dio.

felici coloro che hanno fame e sete della giustizia: giustizia è la volontà di Dio, sono quelli che hanno il desiderio che si compia la sua volontà.

In una società del “tutto subito” dei genitori che vogliono riempire tutti i vuoti dei figli, si impedisce a loro di sviluppare la capacità di desiderare, e si presenta la felicità come un’autorealizzazione una prestazione da ostentare e migliorare continuamente, e se non c’è ecco la frustrazione.

Le ultime quattro sono situazioni relazionali, ci interpellano: per chi o per cosa stiamo vivendo?

La felicità non può mai essere una questione solitaria.

beati i misericordiosi: sono felici perché sanno farsi prossimi a coloro che hanno bisogno.

beati i puri di cuore: la felicità è in coloro che guardano gli altri senza secondi fini e senza invidia. Lo sguardo critico, di disprezzo, avvelena non rende felici.

beati gli operatori di pace: coloro che superano i conflitti, non creano divisioni, sanno mediare, sono tessitori di relazioni.

felici coloro che accettano di essere perseguitati per la giustizia, non mettono il loro interesse prima di ogni cosa, ma vivono perché si compia la volontà e la giustizia di Dio.

Oggi Gesù ci interpella ci chiede se siamo disposti a trasformare queste occasioni per fare spazio a Dio per ricevere da lui la felicità, a rinunciare all’idea che la felicità sia frutto di un merito o di un premio da guadagnare. Forse ci costringe anche a decidere se continuare il cammino con lui.

Chiediamoci allora: Come cerco la felicità nella mia vita? Cosa veramente mi rende felice?

Tempo_Ordinario_IV

SCARICA PDF