L’imbarazzo della scelta: amare è cominciare da qualche parte!
Nella vita abbiamo tanti progetti, aspirazioni e sogni, ma a un certo punto ci accorgiamo che nell’imbarazzo della scelta non ne abbiamo realizzato nessuno e spesso viviamo di rimpianti per tutte le cose belle, buone o importanti che non abbiamo fatto; non per niente S. Ignazio di Loyola scriveva «l’amore è da porre più nei fatti che nelle parole».
La domanda a Gesù del dottore della Legge, fa leva proprio sulla difficoltà di fare sintesi: cosa sceglierà Gesù? Quale è il criterio da seguire per essere felici?
Anche nella nostra vita tutto ci sembra importante e urgente ma poi finiamo per rimanere bloccati, incapaci di trovare un punto di partenza.
Gesù invece ha le idee chiare, c’è una parola che rappresenta la chiave per comprendere, c’è un fondamento, un punto di partenza ed in Dt 6,4-9 nella preghiera dello Shema (ascolta!); una preghiera che è anche un comando: fa’, o Signore, che io sia capace di compiere quello che tu desideri da me!
Possiamo fare anche tante cose buone, ma se non c’è l’amore per Dio, abbiamo sprecato il nostro tempo e non arriveremo a essere veramente felici.
L’amore per Dio mi solleva dal ripiegarmi su di me, mi ricorda che non sono io il fondamento della mia vita: è a lui che appartiene tutto ciò che sono. Dio chiede di amarlo con tutto il nostro essere: cuore, anima, mente. Col cuore, centro della persona, dove sentimenti e pensieri si incontrano; con l’anima, luogo dei bisogni, dei desideri dei sentimenti; con la mente luogo dei pensieri. Non si può amare Dio ed essere divisi.
Amare Dio non è solo il più grande, ma è anche il primo comandamento, da esso inevitabilmente, ne scaturisce un altro: amare il prossimo, che è innanzitutto amare me stesso!
Se non mi amo, se non accolgo le mie ferite i miei lati oscuri, se non accetto la mia storia, difficilmente sarò in grado di andare serenamente verso un’altra persona: se non mi amo come sono, tenderò sempre a invidiare negli altri quello che mi ricorda la mia povertà.
Come sono chiamato ad amare me nella mia totalità, con la stessa totalità con cui desidero amare Dio, così sono chiamato ad amare l’altro con i suoi difetti, le sue fragilità, le sue ombre e solo allora potremmo dire di amare veramente. Gesù ci chiama alla totalità: non esiste l’amore a metà, l’amore parziale, l’amore a ore alterne.
E non basta saperlo: anche il dottore della Legge conosceva già queste parole, eppure non le viveva. Tante volte anche noi, pretendiamo di sapere Dio, di conoscerlo, eppure non lo amiamo, e per questo non siamo felici.
Conoscere qualcosa su Dio e amarlo non sono la stessa cosa: l’amore si vede nei fatti, non nelle intenzioni.
Chiediamoci allora: Nella mia vita dove si vede il mio amore per Dio? Negli altri quale sono gli aspetti che faccio più fatica ad amare?
XXX_Tempo_Ordinario_2023