Vivere l’ordinarietà della vita.
Una delle cose belle del Natale sono le recite dei bambini, momenti di grande tenerezza per i bambini, ma anche per noi genitori, che li vediamo come le star del momento. Finita la recita però tornano a essere i soliti bambini che non obbediscono e si stufano di ascoltare i nostri insegnamenti.
Oggi il Vangelo, oltre al profondo significato teologico, ci presenta: l’inquietudine che assale tutti noi genitori quando dobbiamo confrontarci con le domande impreviste e spesso con un comportamento indecifrabile dei nostri figli nel periodo dell’adolescenza.
Gesù ha dodici anni, non ha ancora raggiunto la maggiore età, (che nel mondo ebraico viene celebrata l’anno dopo), ma appare come un ragazzino che comincia a desiderare la propria autonomia e a cercare la propria strada.
In ogni genitore è forte la tentazione di considerare il figlio come sua proprietà: ma la vita ci svela che i figli non ci appartengono, sono un dono gratuito, e sono destinati a lasciarci.
Siamo chiamati a dar loro le radici, a essere porto dove poter ritornare, ma siamo chiamati anche a dare loro le ali, affinché possano intraprendere il loro volo.
Il racconto di Anna che porta al Tempio il figlio Samuele, vuole richiamarci alla consapevolezza che i figli appartengono a Colui che ce li ha donati.
Proviamo ora a cogliere il profondo senso teologico che il Vangelo cela dietro a questo momento di ordinaria incomprensione tra genitori e figlio.
– Gesù va a Gerusalemme, insieme ai suoi genitori, è l’anticipo di “quel viaggio” (leggere la fine del capitolo 9 di Luca) dove Gesù deciderà consapevolmente di andare a Gerusalemme per dare la sua vita per noi.
– A Gerusalemme, Gesù ragazzino resterà per tre giorni, come per tre giorni resterà nel sepolcro a Gerusalemme, senza che nessuno possa trovarlo.
– Maria cerca il bambino Gesù, come le donne cercheranno Gesù al sepolcro. Come Maria all’inizio della vita di Gesù, le donne alla fine del Vangelo, sono immagine di ogni credente chiamato a cercare il Signore, nonostante la fatica e a volte l’incapacità di trovarlo. Ma Dio se cercato, si fa trovare!
Giuseppe e Maria lo cercano nella carovana, le donne lo cercheranno al sepolcro, molte volte noi cerchiamo Dio dove non c’è. Dio invece ci sorprende, non è dove penseremmo di trovarlo, infatti non è né nella carovana, non è nel sepolcro: Dio è altrove!
– Gesù è trovato in mezzo ai sapienti nel Tempio, immagine che richiama la figura biblica della Sapienza. Non lasciamoci sfuggire un particolare importantissimo: nonostante Gesù sia la Sapienza, la sua risposta è l’obbedienza «Scese dunque con loro e venne a Nazareth e stava loro sottomesso» (Lc 2,51): l’obbedienza è il modo in cui Gesù esprime la sua sapienza.
– Giuseppe e Maria ci richiamano la fatica e l’inquietudine di ogni genitore davanti ai comportamenti indecifrabili, e a volte irritanti, dei figli.
Molto illuminante è il comportamento di Maria: – si rivolge a Gesù non con un rimprovero, ma con una domanda: vuole capire, prima di giudicare. – coinvolge Giuseppe: «tuo padre e io ti cercavamo» (Lc 2,48). A volte, i comportamenti difficili dei figli rischiano di spezzare la relazione tra i genitori, indebolendo così il loro intervento educativo. Giuseppe rimane in silenzio lascia parlare Maria, forse per un accordo previo o perché consapevole che in quel momento è meglio tacere.
– Per Giuseppe e Maria è difficile comprendere la risposta di Gesù «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?» (Lc 2,49): Luca vuole consegnare a noi che leggiamo il suo Vangelo, che “Padre” è la prima parola pubblica di Gesù… e sarà anche l’ultima.
Tutta la vita di Gesù può essere compresa solo dentro la sua relazione con il Padre.
– Nonostante l’incomprensione (che spesso caratterizza la vita di noi genitori) Maria e Giuseppe restano ugualmente accanto al figlio, pur sapendo che un giorno si dovranno far da parte per lasciare che le folle, affaticate e senza guida, prendano il loro posto.
Maria ha generato Gesù nella nascita, ora sarà la Parola a generarlo alla vita adulta!
Chiediamoci allora: qual è il mio contributo alla pace in famiglia e nella comunità? Nella relazione con Dio sono un figlio capriccioso o obbediente?
Sacra_Famiglia