Dove ho sbagliato? Quando l’amore diventa dovere.
Sembra paradossale, ma più ci chiudiamo su noi stessi e più facciamo fatica a dare senso alla vita, quando non c’è qualcuno per cui vivere, il tempo ci appare vuoto. Solo quando cominciamo a spendere la vita per qualcuno, ritroviamo il senso delle cose. Per tornare a vivere abbiamo bisogno di tornare ad amare!… e per fare questo è importante ricordare che noi siamo stati amati per primi, siamo stati pensati e voluti: da sempre siamo nel cuore di Dio.
Purtroppo nel cuore dell’uomo abita una grande tentazione: quella di dimenticare. Il libro del Deuteronomio ci richiama che la Legge non è un vincolo per opprimere ma è dono di una relazione da parte di Dio per il suo popolo. È il desiderio di Dio di renderci felici, ma purtroppo noi uomini abbiamo fatto del desiderio di Dio una questione amministrativa, ci misuriamo sul dovere piuttosto che sull’amore.
L’amore non è questione di quantità: o si ama o non si ama! L’amore parla al cuore che nella cultura ebraica è il centro dell’essere umano, è il luogo dove si incontrano pensieri e sentimenti, è il luogo della decisione. Se ti amo, scelgo di agire in tuo favore.
Nella vita di fede l’amore è la risposta a questa chiamata iniziale di Dio come ci suggerisce il salmo di oggi: «Ti amo, Signore, mia forza».
Purtroppo oggi il rischio della fede è quello di diventare una religione senza spiritualità, un precetto senza relazione. Le Parole di Dio sono le parole di un Padre che ama i suoi figli, che vuole indicare loro la strada: se Dio chiede di essere ascoltato è perché solo attraverso questo ascolto si compie pienamente la nostra felicità.
Controversa appare la figura dello scriba: – per alcuni è una persona che si è accorta del pericolo di essere travolto dai tanti precetti, perdendo così di vista la relazione personale con Dio; – per altri è il tentativo di mettere in imbarazzo Gesù: scegliere il primo comandamento tra seicentotredici precetti poteva sembrare impresa molto ardua.
Interessante come Gesù riprenda ed estenda l’indicazione del Deuteronomio “ascolta o Israele”: la vita che stai vivendo è un dono, perché qualcuno ti ha pensato e amato, e Dio è colui che fin dall’inizio ti ha accompagnato nel tuo cammino.
“Ascolta” richiama l’esperienza di essere amato!
Ma l’amore non può rimanere chiuso nei confini di una relazione, perché l’amore deborda, esce da sé, si dona, la relazione d’amore tra Dio e l’uomo si apre necessariamente agli altri.
Se il nostro agire non è segnato da questo amore, probabilmente abbiamo già da tempo, interrotto la comunicazione con Dio: è l’amore generativo il segno di una relazione autentica con Dio!
“Amerai il tuo prossimo come te stesso“. La condizione per amare sta in quel come te stesso che ci ricorda che per amare abbiamo bisogna di essere riconciliati con noi stessi: ma io voglio davvero il mio bene?
Purtroppo molte relazioni “tossiche” hanno la loro radice in questa mancanza di amore per noi stessi. Se non mi sento amato, se non mi riconosco amabile, se mi percepisco sempre inferiore, ciò che esce da me sarà probabilmente il frutto della mia frustrazione… quante azioni cattive nascono da questa percezione distorta di se stessi.
Dobbiamo tornare all’origine, dobbiamo ritrovare la consapevolezza di essere “amati da sempre” da Colui che per noi ha dato la vita, una volta per sempre, e che resta sempre fedele alla sua parola.
Chiediamoci allora: Ho la consapevolezza di essere amato da Dio? Quali sono i frutti della mia relazione d’amore con Dio?
XXXI_Tempoordinario_2024