Non tarparmi le ali! L’amore vero fa volare.
Quando siamo innamorati, o coinvolti affettivamente in una relazione, o quando ci mettiamo a servizio degli altri con generosità, ci sentiamo realizzati! Questa è la dinamica dell’amore e quando lo viviamo, portiamo a compimento l’essere immagine e somiglianza di Dio.
Amando, diventiamo sempre più simili all’Amore. Al contrario, più diamo spazio alla cattiveria, al rancore, al disprezzo, alla menzogna, più ci allontaniamo dall’immagine di Dio in noi: “l’amore mette le ali all’amato, perché fa sperimentare all’anima qualcosa del divino” (Fedro – Platone).
I testi di questa domenica presentano il desiderio che Dio ha per noi: farci sentire pienamente amati. L’amore è un venirsi incontro e lasciarsi trasformare.
In Esodo troviamo due movimenti opposti di Mosè e Dio: Mosè “salì sul monte” (Es 34,4), mentre Dio, “scese nella nube” (Es 34,5). Molto spesso le relazioni si spezzano perché si va in direzioni opposte, non si tiene conto dell’altro.
Ci si ama quando si fa lo sforzo di cambiare, anche di direzione, ma pur di andare incontro all’altro.
Mosè regge le due tavole di pietra, dure come la cervice del popolo (cf Es 34,9), Dio invece ci perdona e fa di noi la sua eredità.
L’amore trasforma: quando ci si vuole bene, si può cambiare! Quando si ama, le difficoltà sembrano meno pesanti, si affrontano insieme le fatiche, ci si aiuta a portare i pesi. Le cose restano le stesse, ma possono essere viste con occhi diversi, e la vita stessa diventa benedizione (Cantico di Daniele).
L’amore si fa riconoscere attraverso segni inequivocabili che ci permettono di comprendere se stiamo amando e se ci sentiamo amati.
Se ci sentiamo avviliti, delusi, con le ali tarpate incapaci di volare, quello che si sta vivendo forse non è vero amore, come ci ricorda San Paolo: l’amore, cioè l’immagine di Dio, il segno della sua presenza, è gioia, è coraggio, è pace.
L’amore salva (Gv 3,17): chi ama per davvero non vuole distruggere, né condannare, ma cercare di salvare la vita dell’amato. Non come un giudice spietato e impietoso ma come il Figlio venuto nel mondo non per condannare, ma per salvare.
Gesù vuole che Nicodemo, uomo della legge, entri nel dinamismo dell’amore, molto diverso dalla legge: lo Spirito soffia, la Legge inquadra! L’amore non può essere statico, ma è scambio: l’amante dà all’amato quello che l’amato non ha!
L’amore è quindi una relazione che non esclude ma accoglie. Una relazione tra due persone che non permetta a nessuno di entrare in quello spazio, non è amore, ma prigione. Al contrario, una vera relazione d’amore diventa generativa, feconda, si preoccupa degli altri, è a servizio di altri.
La liturgia oggi ci presenta nella Trinità l’immagine perfetta di questa relazione d’amore: lo Spirito è l’amore tra il Padre e il Figlio, che essi donano a chiunque lo voglia accogliere. È questa la dinamica dell’amore: ogni amore, se è vero amore, non può che essere trinitario.
Chiediamoci allora: Nel mio modo di amare mi ritrovo in queste dinamiche? In quale modo cerco di vivere l’immagine dell’amore trinitario?
Trinità_2023