Buona Pasqua di risurrezione!
La vita ci mette davanti a tanti interrogativi: perché una persona a cui abbiamo voluto bene arriva a tradirci? Perché l’esistenza di una persona cara può finire improvvisamente lasciandoci nella disperazione? Perché l’umanità si trova ad affrontare una tempesta che sembra non finire mai?….
Tanti sono gli interrogativi che abitano il cuore, e quando il cuore è appesantito, si blocca, Non riesce più a sperare. Facciamo fatica a fidarci persino di Dio e non riusciamo più a riconoscere i segni della sua presenza.
Il Vangelo di Giovanni che la liturgia ci propone nella domenica di Pasqua è il primo di una serie di episodi nei quali incontreremo l’incredulità dei discepoli. La fede è un percorso faticoso, perché si tratta di lasciarci guarire dalle ferite della sfiducia, dei nostri tradimenti. I discepoli non arrivano subito a credere, devono fare un cammino, non uguale per tutti, ma ciascuno, a partire dalla propria storia e dalla propria situazione, percorrerà la sua strada, fino a diventare testimoni.
Maria di Magdala è colei che ha il coraggio di lanciarsi nel buio, evoca la figura della sposa del Cantico dei Cantici, che all’inizio ha esitato, e poi invece si lancia nella notte alla ricerca dello sposo. Ma il cuore di Maria sembra anche un cuore rassegnato, senza speranza: va al sepolcro cercando ancora un morto. E quando vede che la pietra è stata rotolata dal sepolcro, il suo cuore non è riempito di gioia, ma di disperazione, perché pensa solo al fatto che non avrà più un corpo su cui fare il lamento.
Non è che forse noi credenti siamo rimasti lì? Non è che forse la fede è diventata per noi un’occasione di pianto e di rassegnazione piuttosto che un motivo di gioia e di speranza? Chi è Gesù per me: un morto su cui fare il lamento o il risorto da annunciare? Il sepolcro vuoto non è una risposta, ma un interrogativo.
Abbiamo bisogno di cercare, proprio come lo sposo del Cantico dei Cantici, e Gesù si lascia cercare, chiede a ciascuno di noi di intraprendere un cammino, mossi dal desiderio o dall’inquietudine, per arrivare a incontrarlo.
Pietro e il discepolo che Gesù amava corrono, perché nonostante i dubbi, il loro cuore non ha mai smesso di desiderare di incontrare di nuovo il maestro. Pietro è l’immagine di una fede stanca, una fede che vorrebbe correre, ma non riesce, una fede segnata dal tradimento: è l’immagine della fede che ha bisogno di essere guarita dall’amore del Signore.
L’altro discepolo che ha fatto l’esperienza di sentirsi amato, che non si è allontanato dalla croce, è invece capace di correre. È immagine di una fede giovane. Quando vogliamo bene a una persona non abbiamo bisogno di fare tante domande per capire quello che sta vivendo. Il discepolo che Gesù ama non ha bisogno di comprendere per credere, a differenza di Pietro che cerca delle risposte per poter riconoscere la verità di quello che vede.
Ecco allora che non importa quale sia stato o quale sia il nostro percorso, importante è cercare, incontrare lo Sposo, dal quale ci sentiamo amati e diventare suoi testimoni. La Pasqua, non è un punto d’arrivo, ma un punto di partenza. Guardiamo quello che oggi il Signore mette nella nostra vita e guidati dal profumo che ha lasciato sulla porta del nostro cuore, mettiamoci a cercarlo, senza stancarci, senza perderci d’animo, e Lui si farà trovare.
Ottava di Pasqua