Foglietto settimanale dal 5 al 12 Dicembre 2021

Ascoltare Dio in un tempo difficile.

La nostra vita è sempre fatta di andata e ritorno. A volte ci allontaniamo per superbia, per curiosità, altre volte per irresponsabilità o per noia, a volte perché siamo delusi e sfiduciati come è avvenuto per i discepoli di Emmaus. Sappiamo però che una madre o un padre, se sono veramente tali, non chiudono mai la porta al proprio figlio che ritorna.

Il profeta Baruc, ci presenta Gerusalemme come una mamma che aspetta il ritorno dei suoi figli. Li ha visti scappare a causa dei nemici che li incalzavano, ma così come sono fuggiti, adesso ritornano, perché Dio ha spianato la strada. Il desiderio di Dio è sempre quello di farci tornare là dove è il nostro posto! Dio non ha mai smesso di cercarci, anche quando abbiamo stravolto il senso della storia.

Se mettiamo la pagina del Vangelo accanto a quella del profeta Baruc, notiamo un cambiamento interessante: è Dio che va incontro a loro, non sono più i figli che devono ritornare.

Luca in questi primi versetti nel suo Vangelo, ci presenta che la parola di Dio arriva, si incarna, prende corpo dentro la storia, nella concretezza della vita, una storia dolorosa, dove troviamo nomi di uomini potenti, che gestiscono avidamente il proprio piccolo pezzetto di potere, come fanno anche i sommi sacerdoti Anna che Caifa. In realtà, quell’anno, il sommo sacerdote era solo Anna, ma probabilmente Caifa, precedente sommo sacerdote, vuole continuare ad esercitare la sua influenza. Nulla è chiaro, tutto è distorto! Eppure, anche in quel tempo di conflitti e di lotte di potere, la parola di Dio arriva, come continua ad arrivare anche oggi.

Giovanni Battista da voce a questa Parola che viene da Dio. Ma attenzione Giovanni porta la parola là dove non c’è nessuno: nel deserto! Chi vuole ascoltare quella parola deve compiere un gesto di rottura: deve lasciare i luoghi del potere, i luoghi del mercato e deve spostarsi là dove apparentemente non c’è nulla.

Il deserto ci rimanda al popolo di Israele alla sua storia passata: il deserto, luogo del cammino verso la terra promessa, luogo in cui ha sperimentato le paure, ma anche luogo in cui ha vissuto importanti relazioni con Dio. È il luogo in cui ha ricevuto la Legge, il luogo dell’Alleanza, il tempo di un’intimità profonda con Dio.

Ma il deserto è anche un’immagine evocativa della creazione: è la terra arida, l’adamà, la terra incolta da cui l’uomo è stato tratto. Ciò che sta per avvenire è infatti come una nuova creazione, è un nuovo cammino.

Significativo è il punto in cui Giovanni si mette a battezzare: il Giordano infatti segna il confine che Israele aveva oltrepassato per entrare nella terra promessa. È là che Gesù stesso si recherà per prendere quel popolo e portarlo nella nuova terra promessa: la vita eterna.

Anche noi abbiamo bisogno di raddrizzare i sentieri, dare una nuova direzione alla nostra vita; abbiamo bisogno di riempire i burroni per evitare di sprofondare nella delusione e nello scoraggiamento; abbiamo bisogno di abbassare i monti e i colli dell’orgoglio che ci impediscono di vedere il Signore; abbiamo bisogno di risistemare le vie tortuose, i ragionamenti inopportuni nei quali rischiamo di rimanere intrappolati.

Non lasciamoci rubare l’Avvento: apriamoci all’ascolto della Parola.

Chiediamoci allora: Sento il Signore vicino o sto vivendo un momento di noia?

Cosa posso fare per preparargli la strada?

Avvento II web

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