Ti odio a prescindere! Guarire i conflitti
È oggi sempre più difficile trovare luoghi in cui si va d’accordo, dove si vive la comunione; sembra ormai un’utopia trovare l’armonia e la solidarietà. Le nazioni si fanno guerra, la politica è un esempio di contrapposizioni, i social ospitano l’odio distruttivo: tutte manifestazioni esterne di una diffusa cultura della divisione e del litigio. L’altro è considerato a priori come un nemico da cui difendersi e, molte volte, a giusta ragione.
Le letture della festa di Pentecoste guardano con realismo a questa situazione di divisione, ma ci invitano a uscire da un atteggiamento di rassegnazione: lo Spirito santo ha proprio il compito di guarire la confusione e l’inimicizia per riportare la comunione nelle relazioni.
Ci sono sicuramente condizioni che favoriscono la divisione e i conflitti, prima fra tutte la superbia. La Pentecoste ci viene presentata come la guarigione di Babele (Gen 11,1-9): Babele (porta di Dio) è il luogo in cui gli uomini sfidano Dio e contano sulle loro forze per accedere al cielo. Quando gli uomini si sentono invincibili, si percepiscono senza limiti, diventano tracotanti.
La superbia spezza la comunione, perché ciascuno avverte l’altro come un limite, porta a distruggere l’altro perché ci spinge a volere essere sempre i primi, i migliori, e vedere l’altro come un avversario da eliminare. A Babele gli uomini non si capiscono più tra loro, a Gerusalemme invece, nel giorno di Pentecoste dove lo Spirito realizza la comunione, le persone si capiscono pur parlando lingue diverse.
Altra condizione che favorisce la divisione è esterna e non prevedibile, è la condizione in cui ci si trova nel tempo della persecuzione. Quando ci sentiamo in difficoltà, quando viviamo situazioni di tensione, quando ci sentiamo minacciati, è difficile mantenere l’unità.
Probabilmente il discorso di Gesù in questi capitoli del Vangelo di Giovanni è pensato per una comunità che vive un tempo di persecuzione. In genere il tempo della persecuzione è anche quello della fuga, quando ognuno cerca un modo per salvare prima di tutto sé stesso.
Forse per questo, Gesù presenta lo Spirito santo come avvocato, come colui che ci difende nel processo che il mondo istruisce contro i discepoli di Cristo. Lo Spirito è il Paraclito, termine che indica colui che prende le difese nel processo.
Lo Spirito è quindi colui che lotta al posto nostro, ci spinge alla comunione, ci chiede di rimanere, di non fuggire, come oggi leggiamo negli Atti degli Apostoli dove i discepoli stanno insieme nello stesso luogo (At 2,1). La divisione è direzione contraria alla volontà di Dio.
Per realizzare la comunione siamo chiamati ad ascoltare lo Spirito che abita in noi (cf Rm 8). Se infatti a Babele, gli uomini cercavano di raggiungere Dio, Gesù ci assicura che è Dio che viene in noi, abita in noi, prende dimora presso di noi.
Lo Spirito, presenza di Dio, è l’ospite dolce dell’anima. Abbiamo allora bisogno di ascoltare lo Spirito che abita in noi sebbene non ne siamo degni.
Questo è il primo passo per recuperare la comunione.
Chiediamoci allora: costruisco la comunione o la divisione? Cerco di ascoltare lo Spirito santo che abita in me?
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