Come gestire il nostro bisogno di attenzione
È curioso che la parola inglese selfie sia imparentata con selfish che vuol dire ‘egoista’, ma se ci riflettiamo nel selfie sono io al centro dell’attenzione, mi fotografo esibisco la mia immagine davanti al mondo; stessa cosa succede nei social che diventano il palcoscenico dove mettiamo in scena noi stessi cercando di sedurre la platea.
Ma non è che, magari inconsapevolmente, utilizziamo queste dinamiche anche all’interno delle nostre relazioni umane, fatte di parole, di confronto e di persone?
Nel Vangelo, pur cambiando le modalità legate al tempo e alla cultura, gli scribi e i farisei descritti da Gesù somigliano molto ai seduttori e ai narcisisti di oggi.
Scribi e farisei sono presentanti come quelli che dicono, ma non fanno: tante chiacchiere, senza mai concretizzare le promesse, è sempre l’altra persona che deve cambiare, mentre loro sono sempre perfetti. I narcisisti infatti scaricano sempre sull’altro il peso della relazione, nonché la colpa se la relazione non funziona. Impongono sugli altri pesanti fardelli (tu devi), senza mai dare l’esempio.
Scribi e farisei vogliono essere visti, pretendono che i loro comportamenti non passino inosservati, lo stesso i narcisisti e i seduttori di oggi che si arrabbiano quando l’altra persona distoglie l’attenzione su di loro, ma… purtroppo molti comportamenti violenti, anche nella relazione di coppia, nascono proprio da questa dinamica.
Come gli scribi e i farisei così i narcisisti e i seduttori vogliono il primo posto nella relazione: i loro problemi, il loro piacere, le loro esigenze vengono sempre prima, non c’è mai spazio per l’altro!
Ma anche le figure dei maestri, dei padri, delle guide, di quanti sono chiamati a indicare la strada da percorrere non sono escluse dalla tentazione di mettersi al centro dell’attenzione.
Gesù non ci abbandona e viene in nostro aiuto presentandoci gli antidoti, necessari per contrastare la tentazione della seduzione, del narcisismo che sono il servizio e l’umiltà.
Il servizio: ci aiuta a non considerarci padroni né del compito che ci è stato affidato, né degli altri che ci sono stati donati, interrogandoci sempre: stai servendo gli altri (anche nella relazione personale) o te ne stiamo servendo?
L’umiltà: ci permette di abbassarci verso noi stessi, verso quello che siamo realmente, e non come ci crediamo di essere.
Il narcisista e il seduttore (caratteri che solitamente convivono nella stessa persona) portano alla solitudine all’essere soli: nessuna persona sana gradisce la loro presenza perché fanno sentire l’altro svalutato e sfruttato.
Chi invece persegue la via dell’umiltà e del servizio, costruisce una vita accogliente, dove gli altri si sentono apprezzati e a proprio agio.
La nostra vita sta vivendo una condizione di solitudine o di apertura; portati verso il narcisismo e la seduzione oppure verso l’umiltà e il servizio?
Chiediamoci allora: Faccio spazio agli altri nelle relazioni o voglio essere sempre al centro dell’attenzione? Mi interrogo su come si sentono gli altri quando si relazionano con me?
XXXI_Tempo_Ordinario_2023