Foglietto settimanale dal 5 al 12 Settembre 2021

Mi sono chiuso dentro! Tanto non mi capite

L’espressione “non temete”, che questa domenica troviamo nel testo del profeta Isaia, ricorre più di cento volte nella Bibbia, come a dire che il Signore conosce le nostre paure, sa che abbiamo paura, e continuamente ci invita ad avere coraggio.

A volte la paura ci porta a chiuderci. È la paura di non farcela, il timore di fallire. Le relazioni possono diventare pesanti, a volte insostenibili. Oggi, in un mondo iperconnesso, dove siamo costretti ad ascoltare parole che non ci aiutano, dove continuamente siamo sollecitati, interpellati, in un mondo sovraccaricato di immagini, di messaggi ripetitivi e strumentali, viene voglia di spegnere tutto, di non ascoltare più nessuno. Ci capita d’altra parte di non sentirci capiti, ci accorgiamo a volte che le nostre parole sono state fraintese. E allora ci ritiriamo, rinunciando a vivere.

Questa è la situazione che vive il protagonista del testo del Vangelo: un uomo muto e sordo, uno cioè che ha smesso di parlare e che non vuole più sentire. Una condizione nella quale anche noi ci possiamo facilmente rivedere.

Come avviene in altre poche occasioni nei Vangeli, quest’uomo non va da Gesù di sua iniziativa, ma viene portato da altre persone. Chi sono?

Quelli che non accettano il suo silenzio, coloro che non riescono a comunicare più con lui, ma forse anche coloro che sono infastiditi del suo mutismo. O forse è la comunità, la Chiesa, che si fa carico di quelle situazioni che impediscono ai figli di Dio di incontrare la Parola di Gesù.

Davanti a quest’uomo, Gesù compie un gesto che molto probabilmente avrà stupito coloro che lo hanno portato da lui: Gesù lo porta in disparte, quasi come se avesse intuito e accolto il suo bisogno di solitudine, di silenzio o forse semplicemente di una relazione autentica!

Quante relazioni false viviamo ogni giorno: persone non sincere, che approfittano della debolezza dell’altro, che cercano il proprio interesse, che ci cercano solo quando hanno bisogno.

Forse quest’uomo si è ritirato perché non sopportava più un mondo di falsità.

Gesù risponde a questa esigenza offrendogli una relazione personale e intima, compiendo dei gesti che esprimono una prossimità molto forte, un contatto profondo: mette le sue dita nelle orecchie di quest’uomo e gli tocca la lingua con la sua saliva.

È un momento di silenzio nel quale risuona una sola parola: ‘apriti!’.

È l’invito che Gesù rivolge a quest’uomo: apriti a questo mondo che ti spaventa, apriti alle relazioni che ti hanno deluso, apri il cuore a quella vita che hai rinunciato ad affrontare.

La chiusura non ci aiuta, non è la soluzione, per quanto la tentazione di non volerne più sapere sia sempre in agguato.

Marco inserisce un dettaglio significativo, quando l’uomo torna ad aprirsi alle relazioni: non torna semplicemente a parlare, ma parla correttamente, come se l’evangelista volesse alludere a una scorrettezza, a un errore o un’incapacità di esprimersi in maniera adeguata. Potrebbe essere questo un motivo della sua chiusura?

A volte infatti non riuscendo a comunicare adeguatamente quanto vogliamo trasmettere, davanti a questa nostra incapacità, rinunciamo a comunicare.

Difficile dire cosa significhi ‘parlare correttamente’, ma forse se cominciamo a essere onesti e coerenti, la nostra comunicazione ne guadagnerà, anche se chi ci ascolta non sempre sarà pronto e disposto ad ascoltare quello che vogliamo dire.

Parlare correttamente implica anche una vicinanza sempre più profonda alla parola del Vangelo, infatti l’immagine descritta in questo testo è riproposta nel sacramento del battesimo: si prega affinché il battezzato possa presto ascoltare e proclamare la Parola di Dio.

Ma come nel Vangelo, anche nella vita non basta ascoltare e proclamare la Parola di Dio per conoscere Gesù. È necessario attraversare con lui la Passione: solo lì potremo conoscerlo veramente.

È questo il senso dell’invito di Gesù a non raccontare quel miracolo, perché non ci sono scorciatoie per diventare discepoli.

Nel Vangelo di Marco la rivelazione dell’identità di Gesù è possibile solo quando lo vedremo rinnegato e prigioniero per seguirlo e contemplarlo sulla croce.

Chiediamoci allora: Quanto spazio lascio all’ascolto della Parola di Dio, e al suo annuncio?

  • Quali sono i motivi che a volte mi portano a chiudere in me stesso?

 

XXIII Domenica T.O

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