Foglietto settimanale dal 7 al 14 Maggio 2023 – Pieve di Budrio

Non mi lasciare! La paura di rimanere soli

Tante sono le separazioni che incontriamo nella nostra vita, a cominciare da quella dalla madre quando nasciamo; per questo ogni volta ne sperimentiamo la sofferenza, il dolore del distacco, ma se oggi viviamo lo siamo in virtù di quella separazione.

E questa situazione si ripropone quando ci congediamo da una persona cara, o finisce una relazione, o si termina un lavoro, un cammino, un servizio, una missione…

Sperimentiamo l’incognita del futuro, la paura di restare soli, la nostalgia per qualcosa che ci manca.

Gli stessi discepoli intuiscono nelle parole di Gesù un addio, un qualcosa che sta per finire, non riescono però ad abitare la speranza che qualcosa di nuovo potrebbe cominciare.

E questo è vero anche per noi: solo dopo avere attraversato il dolore, è possibile cominciare a scrivere un capitolo nuovo.

È questo il senso del lungo discorso di Gesù nel Cenacolo: accompagnare i discepoli a prendere consapevolezza di questo cammino dove le relazioni cambiano, si evolvono, si trasformano. Passaggi certamente dolorosi, ma assolutamente necessari, cartina tornasole che ci rivela come abbiamo vissuto la relazione. Gesù invita i discepoli ad aspettare: se ti fidi dell’altro, la distanza crea certamente dolore, ma porta con sé la certezza che prima o poi si ritroveranno.

Tommaso presenta l’immagine di coloro che non sanno aspettare, che vogliono mantenere il controllo sulle situazioni ma peggio ancora il controllo sull’altro: vuole sapere dove va Gesù, per poterci arrivare da solo, vuole sapere cosa ne sarà di quella relazione.

Molto spesso nei momenti di cambiamento, ci rendiamo conto di non aver conosciuto veramente l’altra persona, ed è in quest’ottica che va letta la richiesta di Filippo a Gesù, di mostrargli il padre: nonostante tutto il tempo passato con Gesù, sembra che Filippo, non l’abbia mai conosciuto veramente. Se questo è vero nelle relazioni umane, lo è a maggior ragione nella nostra relazione con Gesù: possiamo stare nella relazione con Gesù per abitudine, per convenienza, per pigrizia, e giungere a un certo punto ad accorgerci di non averlo mai conosciuto veramente.

Gesù incoraggia i suoi discepoli, ma anche noi discepoli di ogni tempo, venendo incontro alle paure comuni a tutti i discepoli di restare orfani, di sentirsi soli e abbandonati.

Gesù ci parla del Padre, ma ci parla da padre: «farete cose più grandi di me!».

Questa è la frase che ogni figlio vorrebbe sentire pronunciare dal proprio padre, parole che sostengono, esprimono fiducia, stima, incoraggiamento, fanno crescere ogni relazione.

Gesù desidera farci entrare nello spazio d’amore che è la sua comunione con il Padre, amore che non è chiuso, che non esclude, ma invita e accoglie, protegge e rassicura. Solo all’interno di questo spazio d’amore e di comunione possiamo trovare consolazione davanti alle nostre angosce, ai nostri timori, alle nostre separazioni.

Questo cammino del tempo di Pasqua ci porterà piano piano a riconoscere che lo Spirito Santo è quest’amore tra il Padre e il Figlio che viene ad abitare in noi, ma solo se siamo pronti e disposti ad accoglierlo.

 

Chiediamoci allora: Come vivo i momenti di separazione? Riesco a fidarti di Gesù?

VPasqua_2023

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