Ti cercavo nel posto sbagliato!
Non tutti riescono a vedere che la pietra davanti al sepolcro è stata tolta: per le persone che da tempo vivono la sofferenza, la delusione, per coloro che si sono improvvisamente ritrovati dentro un sepolcro per colpa di altri, la luce della speranza è diventata troppo debole per rendersi conto che qualcosa è cambiato.
La pietra è già stata tolta, qualunque sia il tempo che stiamo vivendo, ma è necessario che ognuno, compia il proprio cammino, per vedere, comprendere e accogliere questa liberazione.
Gli stessi racconti di risurrezione descrivono questi cammini di discepoli imperfetti, di persone che stanno cercando, con i loro difetti e i loro errori.
La tomba vuota non è una risposta, ma bensì una domanda, è una spinta a cercare, a mettersi in movimento, a ricominciare, sapendo che la speranza ha preso il posto della morte.
La liturgia stessa ci presenta diversi cammini, in cui possiamo ritrovarci.
Maria di Magdala, donna del desiderio, è colei che non si rassegna, il dolore è talmente grande che non riesce a vedere oltre. Non è buio attorno a lei solo perché esce presto per andare al sepolcro, ma perché ha ancora notte nel suo cuore.
È talmente concentrata sul suo dolore che non pensa nemmeno che quel dolore potrebbe finire.
Quando il dolore, le lacrime diventano il senso della nostra vita, facciamo fatica a riconoscere che il Signore ci invita ad avere speranza perché le cose possono anche cambiare.
Il suo correre dai discepoli per condividere la sua preoccupazione diventa punto di partenza per il cammino di Simon Pietro e del discepolo che Gesù amava, il discepolo senza nome che ha messo la sua testa sul petto di Gesù ma che è l’unico che non è scappato davanti alla croce.
Pietro e il discepolo amato corrono verso il sepolcro ma sono nettamente due modi diversi di correre: il discepolo amato è immagine di una fede giovane, di una relazione intima con Gesù, un legame che la morte non può spezzare.
Arriva per primo, vede, intuisce, ma non si pronuncia, perché ha l’umiltà di aspettare, non ha la pretesa di giudicare, crede silenziosamente nel suo cuore e lascia che Pietro entri per primo.
Chi cerca veramente, con onestà, non si erge mai a maestro.
Anche Pietro corre, ma necessita di fare un cammino di riconciliazione, prima con la propria storia e poi con il Signore, ha bisogno di tempo. Entra nel vuoto della tomba, vede che c’è qualcosa di insolito, ma di lui non si dice ancora che credette.
Non è facile stare dentro al vuoto del sepolcro, perché questo richiede un cammino personale, un rischio, una fatica. È necessario uscire da quel sepolcro vuoto e mettersi a cercare: dov’è Gesù!
Questa è la domanda di fondo nella vita del cristiano: cercare e trovare Dio in tutte le cose, anche nel dolore, nella fatica e nella delusione.
Chiediamoci allora: Cosa significa per me che la pietra è stata tolta dal sepolcro? Riesco a riconoscere la presenza del Risorto nella mia vita?