Foglietto Settimanale dall’1 all’8 Ottobre 2023 – XXVI Domenica T.O.

Lo faccio o non lo faccio: ma è proprio così?

Il rapporto con la figura paterna (quando c’è, purtroppo oggi è molto forte la sua assenza nella relazione) ha un carattere fondamentale, misterioso e in parte complicato.

Complicato perché il figlio vuole imporre il proprio spazio; complesso perché il padre rappresenta la norma, la parola che mette confini, pone dei paletti. Nel contesto ebraico il padre non è solo il genitore, ma è il rappresentante e custode della Torah/Legge che indica la via da percorrere.

Sia nel rapporto col padre, sia verso la Parola di Dio, possiamo avere un atteggiamento di obbedienza supina (di paura per le conseguenze in caso di disobbedienza), ma possiamo anche vivere momenti di trasgressione che a volte ci permettono di ritrovare la nostra identità.

La trasgressione è parte di ogni cammino di crescita: per il bambino è un modo per affermare la sua identità, per l’adolescente segna un momento di passaggio per conoscere i suoi limiti e le sue risorse.

Primo figlio: non ha voglia di andare nella vigna! Presenta un uomo capace di esprimere la verità di ciò che attraversa il suo cuore, ma sa anche riconoscere che quello che sente non è tutto, riconosce che c’è anche altro: c’è il desiderio del padre, c’è probabilmente un’urgenza, c’è una responsabilità, c’è la vita di altri che forse dipendono dal suo lavoro in quel giorno.

È importante riconoscere ciò che sentiamo, ma non deve diventare l’unico criterio delle nostre azioni! Questo figlio è un uomo libero, capace di cambiare il suo proposito che ricerca un bene più grande, e sa rinunciare alla sua prima reazione emotiva.

Secondo figlio: è abitato dall’ipocrisia! Somiglia a noi quando ci nascondiamo per paura del giudizio, delle reazioni degli altri, o che non vogliamo deludere.

La cosa grave è che questo figlio dà un’immagine non vera di sé.

La parola del padre: è il richiamo alla responsabilità! È doveroso prendere le nostre decisioni, senza condizionamenti esterni, ma è anche vero che occorre tener conto delle esigenze degli altri e dei doveri che ci vengono dalla convivenza con gli altri.

Pubblicani e prostitute: per loro è impossibile fingere! Non hanno più niente da perdere e paradossalmente possono più facilmente intraprendere un cammino di riconciliazione con la propria vita. Siamo noi che facciamo fatica a riconoscere ed ammettere innanzitutto a noi stessi, i nostri peccati, i nostri limiti.

Il rischio (come per i sacerdoti e gli anziani della parabola), è di irrigidirsi nei nostri ruoli, di agire per proteggere la nostra immagine sociale, anche se troppo spesso incoerente e falsa: dietro a quell’immagine c’è ben altro, ma non riusciamo ad ammetterlo.

Aiutaci Signore a diventare persone trasparenti per essere sempre più coerenti e veri.

Chiediamoci allora: Faccio le cose per paura o per convinzione? Nel rapporto con Dio sono capace di cercare la verità?

Tempo_Ordinario_XXVI

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