Si avvicina la data di domenica 14 febbraio, giorno in cui, come comunità parrocchiale di San Lorenzo, festeggeremo la Solennità dei Sette Santi Fondatori dei Servi di Maria.
Pubblichiamo la prima parte dell’articolo di fra Giacomo Malaguti che ci racconta della loro vita e della spiritualità che li ha caratterizzati
Il mese di Febbraio, per noi Servi di Maria, è segnato dalla celebrazione dei nostri Sette Santi Fondatori. La festa annuale è l’occasione per fare memoria delle nostre origini e della nostra identità, per continuare il nostro cammino nella Chiesa in fedeltà a quell’intuizione originaria. Inoltre, è un’occasione per condividere questo nostro “tesoro” con le persone che camminano accanto a noi, e con coloro che vivono le chiese e le comunità parrocchiali a noi affidate.
Gli inizi
Il cammino di vita e di fede di questi sette uomini viene tracciato nella Legenda de Origine, il testo che contiene – traducendo il titolo alla lettera – “le cose che devono essere lette sull’origine” dell’Ordine dei Servi.
Prima di tutto, la Legenda presenta la loro “carta di identità”: vivevano nella Firenze del ‘200, quando la città stava entrando in una delle sue massime epoche di splendore e prosperità. E i Sette erano parte attiva di questa prosperità, poiché esercitavano la professione di mercanti. Alcuni di loro avevano scelto di non unirsi in matrimonio, altri erano sposati, altri ancora erano vedovi. Ciò che li univa erano il desiderio e l’impegno di vivere un’autentica vita cristiana, caratterizzata dalla preghiera, dalla contemplazione e dalle opere di carità, e una particolare devozione a Maria. Nel progressivo frequentarsi e condividere azioni e aspirazioni, fra loro era maturata una profonda amicizia, al punto di «non poter sopportare la temporanea assenza tra di loro, né a poter tollerare senza grave molestia di esser separati, anche per un’ora sola, l’uno dall’altro».
Questo insieme di fatti venne da loro riconosciuto come segno di un’ispirazione divina: quella di coronare la loro amicizia con l’effettiva vita insieme. Per questo, si riunirono a vivere in una casa fuori città, nel luogo dove oggi sorge la Basilica della SS. Annunziata.
La salita a Monte Senario
Lo stile di vita della comunità dei Sette era segnato dal cercare di dare a Dio il primo posto nella loro vita, dall’esercizio penitenziale, dall’aiuto ai bisognosi e dal costante senso dell’umiltà, cercando di confidare non nei propri meriti, ma nella misericordia di Dio e nell’affidamento a Maria, loro Signora. In una città dove convivevano la grande ricchezza e la miseria più nera, e dove la politica era svolta attraverso l’eliminazione fisica dell’avversario, quel gruppo di uomini che cercavano di vivere insieme nella fraternità e in modo modesto costituivano un’alternativa affascinante: molte persone si recavano a visitarli, e alcuni desideravano fermarsi a vivere con loro.
I Sette cominciarono a percepire questa “popolarità” come una minaccia al loro stile di vita di penitenza e contemplazione. Per poterlo conservare, ottennero dal vescovo Ardingo di potersi stabilire in una sua proprietà: il Monte Senario.
Saliti sul Monte, trovarono che fosse il luogo perfetto per realizzare la loro scelta di vita: la sua sommità, dove il bosco si dirada fino ad aprirsi su un prato, con accanto una sorgente di acqua, sembrava quasi fatta apposta per ospitare la loro dimora. In questo modo, la piccola comunità dei Sette e il suo stile di vita sembravano completare e coronare l’ambiente già naturalmente disposto.
fra’ Giacomo Malaguti
Il testo della Legenda sui Sette Santi: http://www.testimariani.net/OSM/Legenda/Italiano/Legenda.html