Commento al Vangelo Lc 1,26-38
In questa IV domenica di Avvento abbiamo ascoltato il Vangelo dell’annunciazione. Luca, l’autore, presenta questo brano come una catechesi sulla preghiera per la comunità. I primi cristiani pregavano meditando la parola e cercando di tradurla in atti, in atteggiamenti concreti e modi di fare. Il racconto di come è stata incarnata la parola nel corpo di Maria diventa l’esempio e il paradigma di tutte le preghiere.
Seguendo i passi di questa catechesi sulla preghiera troviamo che le prime righe di questo Vangelo sono una sorta di zoom, di avvicinamento, dall’infinito del cielo al dettaglio della piccolezza di Maria in un villaggio della Galilea. Sembra proprio che il testo prima ci porti una veduta generale della stratosfera l’angelo Gabriele e poi si avvicini sempre di più ed arrivi in una situazione molto concreta. I grandi mistici dicono che il primo passo della preghiera è pensare come e con quanto amore il Signore ci sta guardando, pensare di entrare sotto lo sguardo di Dio. Con la preghiera Dio dall’infinito viene nella nostra piccolezza.
Le prime parole l’angelo sono: “Rallegrati piena di grazia, il Signore è con te”. In greco rallegrati era il saluto abituale, ma vuol dire anche “ricevi la gioia” e questa è un’indicazione molto interessante per la vita spirituale. Alcuni autori spirituali affermano che la prima percezione che il Signore sta toccando il nostro cuore è una gioia e genera un senso di consolazione. Questo rallegrarsi non è superficiale e non è una condizione momentanea. La parola greca tradotta con “piena di grazia”, significa “sei stata graziata”, “sei stata scelta”.
Dunque quando preghiamo non solo pensiamo con quanto amore il Signore ci sta guardando, ma siamo esortati a pensare che noi siamo stati scelti. Così come Maria è stata scelta per dare carne alla parola, anche noi nel nostro piccolo, siamo chiamati a dare carne alla parola. Poi notiamo un altro importante elemento nello svolgersi della preghiera: “il Signore è con te”, che ci fa’ sapere che non siamo soli, il Signore è con noi e con il suo angelo manifesta la sua presenza e rimuove la paura. Il testo ci dice che anche Maria, santissima, senza peccato, è esterrefatta e ha paura. Anche Maria si domandava che senso avesse un saluto come quello; allo stesso modo noi siamo timorosi e ci facciamo domande sul senso di ciò che accade.
Il salto decisivo nell’itinerario spirituale di una persona è il dialogo col Signore. Quando esprimiamo al Signore i dubbi, inizia la conversazione e svaniscono le paure. L’espressione del dubbio fa parte del cammino di fede. Questo è esattamente ciò che racconta il testo.
Nel dialogo intimo tra Maria e l’angelo ci viene dato il nome di Gesù e ci viene detto che il suo regno non avrà fine. Il nome Gesù in ebraico vuol dire “Dio salva”. Dunque la nascita di Gesù da Maria segna l’inizio di una storia di salvezza che non avrà mai più fine. Mettendoci in preghiera come Maria, possiamo entrare in un dialogo col Signore e far nascere una storia di salvezza senza fine, non solo nostra ma per tutti. Gesù è dono per il mondo intero.
Il brano prosegue con un nuovo dubbio di Maria che pensa che ciò non sia possibile e chiede “come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”. Esattamente come facciamo noi quando pretendiamo di dare lezioni a Dio: ma tu che cosa ne capisci dei miei problemi? In questo momento difficile per il lavoro, per la salute, per la famiglia, cosa ne capisci tu? Questo è quello che diciamo spesso al Signore.
L’angelo continua rispondendo: “lo Spirito Santo scenderà su di te” e questo rappresenta un passo in più nell’itinerario di preghiera. Nel testo greco è scritto “il soffio di Dio – l’alito di Dio – scenderà su di te”. Questa immagine richiama immediatamente due passi. Il primo è il soffio nel racconto della creazione, nel capitolo 2 della Genesi, quando Dio per creare l’uomo fa’ un pupazzetto e soffia nelle sue narici. L’annunciazione e la nascita di Gesù rimandano ad una nuova creazione, all’uomo che nasce di nuovo. Il secondo richiamo del vento di Dio è riferito a quella notte in cui Dio ha soffiato sulle acque del Mar Rosso per far passare il popolo Ebreo e renderlo libero. Quindi il soffio di Dio rimanda ad una storia di liberazione, un nuovo esodo, la rinascita di un intero popolo.
Andando verso la fine nel brano Maria forse ancora una volta manifesta un dubbio ma l’angelo con fermezza la invita a riflettere, ricordandole il caso di Elisabetta, sua parente, la quale nella sua vecchiaia ha concepito un figlio e questo è avvenuto perché “nulla è impossibile a Dio”. Allora questo è proprio l’annuncio finale: nulla è impossibile a Dio. Facendo memoria ognuno della propria storia ci accorgiamo che Dio ha fatto cose impossibili in noi, la sua storia di salvezza entra nella nostra vita.
Terminiamo con un augurio. Auguriamo che in questo tempo di Natale, guadando il presepe, festeggiando nelle nostre famiglie, riascoltando le belle letture dei Vangeli, ognuno di noi sappia meravigliarsi e estasiarsi davanti all’impossibile di Dio, davanti ai miracoli che il Signore fa entrando nella nostra vita. Buon Natale!
Tratto dalla trasmissione di TV2000 – SullaStrada – IV Domenica di Avvento 20 Dicembre 2020