Da pochi giorni abbiamo salutato un nostro parrocchiano, Giuseppe Tomba, alla presenza dei familiari, di parenti, amici e conoscenti, di tanti che frequentavano le celebrazioni in San Lorenzo e di una folta rappresentanza della Corale Vincenzo Bellini di Budrio.
In molti appartenenti a quest’ultima erano presenti e abbiamo ascoltato anche il racconto di alcuni episodi, forse non conosciuti ai più, che ne hanno messo in luce il carattere e le capacità di alleggerire i momenti vissuti insieme.
Bello soprattutto il discorso dei nipoti che hanno ricordato del nonno il sorriso, le tante passioni, l’arguzia e soprattutto la presenza al fianco dei familiari.
Ora però vorrei soffermarmi su quello che da parrocchiana e conoscente ricordo di Giuseppe:
prima di tutto l’assidua presenza fino agli ultimi giorni alle celebrazioni liturgiche, la Santa Messa, le Rogazioni, l’ideazione e la realizzazione di sussidi per la chiesa, a suo tempo anche il Consiglio Pastorale e qui mi fermo ma sicuramente ho tralasciato qualcosa del passato;
ricordo le serate a preparare i presepi, a volte avveniristici, come quello che alla chiesa del borgo faceva entrare i fedeli dentro un’astronave, per vedere da oblò illuminati la terra, sulla quale stava la natività;
ma tutti lo ricordiamo senz’altro per il servizio durante le processioni per le vie di Budrio in onore dell’immagine della Beata Vergine dell’Olmo. Lì Giuseppe mostrava un volto che ne metteva in risalto aspetti della sua personalità: solerzia, serietà, correttezza, mai richiami che urtassero la sensibilità di qualcuno.
Tanta gente partecipava, frequentatori e non, devoti sicuramente, a volte anche solo abitudinari.
E ci si metteva in fila, gli uomini rigorosamente davanti all’immagine e ai sacerdoti e accoliti, poi i bambini più grandicelli, e infine le donne. Questo parecchi anni fa.
Non so se dietro ci fosse la regia del parroco (padre Luigi?), ma mentre gli uomini erano solerti ed ordinati nel disporsi isolati secondo un vecchio retaggio per cui anche in chiesa le donne si dividevano dagli uomini e si disponevano nei banchi a sinistra e gli uomini in quelli a destra, le donne che via via si aggiungevano, anche per il numero più elevato, non sempre erano così ordinate.
E qui silenziosamente interveniva Tomba, con l’espressione seria ma non corrucciata, con movimenti decisi ma cordiali. Bastava un suo gesto che tutti, bambini compresi, si disponevano su due file, a due a due, perché la distanza fra le file non consentiva per i vicoli di Budrio di affiancarsi in maggior numero.
Ad ogni strettoia si creava un po’ di confusione, ma subito Giuseppe sapeva ripristinare l’ordine.
Che dire: non c’è rimpianto in questi ricordi forse sconosciuti ai più giovani e ai nuovi parrocchiani giunti in questi ultimi anni. C’è però la consapevolezza che tutto questo ci aiutava nell’attenzione alle preghiere e ai canti che intanto si susseguivano, restringeva un po’ spazio e tempo per le chiacchiere, dava all’attività una veste di consapevolezza che, chissà, forse colpiva chi ci vedeva passare per il paese.
Un ringraziamento a Giuseppe, un auspicio per tutti per continuare ad esserci, magari con nuove modalità ma con lo stesso impegno.
R.G.